Triste Milano: gli anziani soli anche da morti

Triste Milano: gli anziani soli anche da morti
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Soli da vivi e spesso anche da morti. È il destino triste di tanti anziani «condannati» alla vecchiaia. Ieri i feretri di Laura Blasek, Paola Castoldi, Mikhail Duci, Anna Maria Grazia, Loredana Labate e Nadia Rossi, i sei anziani deceduti lo scorso 7 luglio nell'incendio nella Rsa «Casa per coniugi» del Comune di Milano, sono stati salutati per l'ultima volta in Duomo da pochi parenti e dalle autorità in una cattedrale desolatamente vuota e in una città indaffarata come sempre nelle sue cose, preoccupata solo di trovar riparo dal temporale in arrivo. «Non è vero. Tu non sei un niente che si perde nel nulla, non sei una solitudine desolata destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza...», ha detto l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nell'omelia funebre ma in realtà, soprattutto nelle grandi metropoli, non è più così. Invecchiare a Milano, e in tutte le città come Milano, non è più un fenomeno naturale ma un problema sociale, una realtà drammatica e di solitudine in cui spesso gli anziani si dimenticano, si smarriscono, non si sanno dove mettere. Sono cambiati gli anziani: ora sono più longevi seppur con patologie e cronicità che comportano cure e assistenza. E sono cambiate le famiglie che si sono «assottigliate» perché costa tutto troppo, figli compresi, e non hanno più tempo e forze per coltivare storia e ricordi. Se una volta c'erano i «nonni» rispettati e saggi, detentori della conoscenza e dell'esperienza, oggi non servono più perché tanti (quasi tutti) si affidano ai media e internet per togliersi i dubbi, per avere consigli. E così è venuta meno la loro veste di fonte di conoscenza.

Diversamente che nei piccoli paesi, nelle piccole comunità contadine dove il tempo scorre più lento, dove la rete di solidarietà è più fitta, dove ancora ci si conosce e ci si frequenta, nelle grandi città efficienti ed esclusive la vecchiaia è quasi un «impiccio», un intralcio alla velocità, all'efficienza, al profitto, ad una vita «smart» per tanti incomprensibile. Così i nonni diventano spesso solo un fascicolo, una pratica, una patologia da associare a un medicinale o un posto letto occupato.

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