Trombosi, fattori di rischio e seconde dosi sicure: tutti i nodi di AstraZeneca

Aifa: 19 decessi su 20 milioni di dosi, zero con Pfizer e Moderna. Nessuna reazione per i richiami Siero valido dai 18 anni, lo stop per precauzione

Trombosi, fattori di rischio e seconde dosi sicure: tutti i nodi di AstraZeneca

L'Ema non ha preso nessuna decisione netta sul vaccino Astrazeneca e tocca a ogni singolo Paese dettare la linea per la somministrazione. Italia compresa. Probabilmente non basterà a fugare tutti i dubbi sulla sicurezza del vaccino, ma ieri il ministero della Salute ha pubblicato la nuova circolare con le raccomandazioni su Vaxzevria di Astrazeneca. Un vademecum scientifico e anti-panico, a cui Aifa allega una nota con gli aggiornamenti sul rischio di trombosi.

L'ETÀ

Il vaccino è approvato dai 18 anni ma il ministero raccomanda l'uso preferenziale «nelle persone di età superiore ai 60 anni», tenuto conto del «basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità». Il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri spiega che «l'Ema ha dato l'ok ribadendo i benefici del vaccino, ma poiché un esiguo numero di trombosi si è verificato in soggetti sotto i 60 anni, per massima precauzione alcuni Paesi raccomandano la vaccinazione con AstraZeneca sopra i 60 anni, come stiamo facendo noi e la Germania. Questo significa che non è vietato il vaccino sotto i 60 anni, ma la raccomandazione è di utilizzarlo per gli over 60, perché nei soggetti over 60 questa complicanza non sembra verificarsi».

LA SECONDA DOSE

Chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino di AstraZeneca potrà sottoporsi anche alla seconda iniezione, senza dover interrompere il ciclo della vaccinazione ma rispettando le date previste. La regola è valida anche per chi ha meno di 60 anni. Nel documento, firmato dal direttore generale Prevenzione Gianni Rezza, si conferma anche che «in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino Vaxzevria può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino». A confermare la sicurezza del secondo vaccino sono sia l'Aifa sia AstraZeneca: in una review dei 79 casi di trombosi, si è visto che nessuno si è verificato a ridosso della seconda vaccinazione.

IL RISCHIO DI TROMBOSI

L'analisi dei casi sospetti sono ancora in corso e non basta certo un'autopsia per mettere chiarezza su un'eventuale correlazione tra vaccino e decesso o trombosi. Ma la commissione tecnico scientifica dell'Aifa specifica che «al momento non sono stati identificati segnali di rischio di eventi trombotici per i vaccini a mRNA (ndr, Pfizer e Moderna). Non è invece ancora possibile esprimere un giudizio in merito ad altri vaccini che utilizzano piattaforme vaccinali virali» (come Astrazeneca, che utilizza una versione modificata dell'adenovirus dello scimpanzè).

Giorgio Palù, virologo a capo dell'Aifa, sostiene che i casi di trombosi venose profonde cerebrale accompagnate alla diminuzione di piastrine nel sangue «sono forme rarissime, un caso su un milione nella popolazione normale. Adesso sono state osservate con una frequenza maggiore, circa 1-2 ogni 100mila vaccinati. Sono stati analizzati 86 casi di cui 19 fatali, a fronte di 20 milioni di vaccinati. Un evento così raro non poteva essere rilevato nella sperimentazione clinica, ma solo quando è stata avviata la vaccinazione di massa, su grandi numeri. Non c'è stata mancanza di accortezza da parte delle autorità regolatorie» assicura. Aifa chiarisce che sopra i 60 anni, se prendi il Covid, hai 3 possibilità su 100 di morirne, rischio che cresce con l'età. I vaccinati con AstraZeneca avrebbero, sulla base dei dati riportati, una possibilità su 100mila di sviluppare una trombosi rara con prognosi grave. Come sostiene Ema, il beneficio della protezione data dalla profilassi è infinitamente superiore al pericolo.

IL PIANO

Il piano non cambia, a fine mese dovremmo arrivare a 500mila dosi giornaliere. Ora la somministrazione di Astrazeneca è aperta alla platea di chi ha tra i 60 e i 79 anni.

Le dosi, ha specificato il sottosegretario Sileri, «continuano ad arrivare, secondo la tabella di marcia si sta procedendo anche velocemente ed è possibile che a fine mese possano essere anche di più di quelli previsti. Confidiamo molto nelle dosi di J&J nella seconda decade di aprile. Il governo deve dare sostegno alle Regioni perché la rimodulazione impone un cambio di rotta».

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