Tutti in fuga da Pisapia: lascia il suo numero due

Dopo il sindaco dimissionario l'addio della De Cesaris in polemica con la propria maggioranza. Si preparerebbe a correre nel 2016

Milano «Bella ciao». Nel 2011 comitati, sinistra, Claudio Bisio e soci festeggiavano in piazza Duomo la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano cantandola a Letizia Moratti. Lo slogan della campagna era stato: «Giuliano, libera Milano». Era l'inizio della rivoluzione arancione, lo chiamavano l'inizio della fine del berlusconismo. Quattro anni dopo quell'arancione si è sbiadito, prima a Napoli e Genova, e la situazione politica nel 2016 - lo sa bene il Pd renziano - rischia di ribaltarsi un'altra volta a Milano. «Bella ciao» lo hanno scritto su uno striscione sventolato ieri in Consiglio comunale dai leghisti. Un saluto al vicesindaco Ada Lucia De Cesaris che ha rassegnato le dimissioni. Rendendo ancora più instabile il governo della città, visto che a dieci mesi dalla fine la città dell'Expo si trova con un sindaco dimissionario (Pisapia ha annunciato già a marzo la non ricandidatura) e ora senza una vice che gestiva anche le deleghe più pesanti: Urbanistica e Territorio.

Il comunicato ufficiale, scritto di suo pugno, piomba come un fulmine a ciel sereno (anche) sui cellulari dei consiglieri di sinistra riuniti in Commissione. Il vicesindaco di Milano Ada Lucia De Cesaris ha «rassegnato le proprie dimissioni a Giuliano Pisapia». Si tratta spiega di «una decisione presa dopo approfondite riflessioni sugli ultimi mesi di lavoro, che hanno messo in evidenza difficoltà insormontabili nella prosecuzione della mia attività amministrativa per il venir meno del rapporto di fiducia con una parte della maggioranza in Consiglio comunale». Il casus belli è l'irritazione della sera prima per il voto su un'area cani da realizzare nel quartiere di Santa Giulia. Rientrava in un pacchetto di condizioni poste da Forza Italia per cessare l'ostruzionismo in aula sul Bilancio 2015 che dura da settimane. I dem hanno votato nonostante il parere contrario della De Cesaris e la minaccia di dimettersi. Una frase sentita talmente spesso che nessuno l'ha presa sul serio. Ed evidentemente non è - non si può immaginare che sia - un'area cani in una zona degradata a far lasciare scoperta a 10 mesi dalle Comunali la seconda poltrona più alta. Dal suo ufficio stanno passando, per dire, la delicata trattativa con il Milan per il nuovo stadio al Portello e, legata a filo doppio, la concessione di San Siro al presidente dell'Inter Erick Thorir. Sono in ballo un maxi-accordo con Ferrovie dello Stato per la riqualificazione degli scali dismessi, il futuro delle aree Expo. Tutte partite aperte e con grandi incognite sull'esito, visto che la maggioranza in aula mostra già i muscoli in vista della campagna elettorale. Se De Cesaris è stata sfiduciata su un'area cani, figurarsi quando arriveranno delibere di peso come gli stadi o il dopo Expo. «Ho ritenuto opportuno rimettere le deleghe - conclude non a caso la nota - in vista delle importanti scelte che attendono la giunta in quest'ultima fase del proprio mandato, che richiedono una grande coesione e la massima condivisione politica possibile». Bandiera bianca. Pisapia le ha chiesto di ripensarci, anche pubblicamente in aula. Pd e Sel si sono associati. Improbabile.

Possibile invece che il suo ritiro sia persino strategico, in molti scommettono che annuncerà la candidatura alle primarie 2016, magari supportata proprio da quel mondo «arancione» che lanciò Pisapia. Ma «la minestra del 2011 non può essere riscaldata, quel progetto è tramontato» avverte la coordinatrice regionale di Fi Mariastella Gelmini.

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