Il centrodestra celebra il suo inaspettato risorgimento. Una vittoria di popolo più che di partito e un ribaltamento della celebre frase di Massimo D'Azeglio. Se allora «fatta l'Italia bisognava fare gli italiani», questa volta gli italiani, intesi come elettori del fronte moderato, battono un colpo e spediscono un messaggio forte a partiti in difficoltà che devono rilanciarsi, rimodellarsi e soddisfare la domanda di rappresentanza che arriva dal basso. Una necessità e un'urgenza, quella della ricostruzione del centrodestra, su cui Silvio Berlusconi riflette nei commenti post-elettorali con i suoi più stretti collaboratori.
Il presidente di Forza Italia segue da Arcore fino a tarda notte l'esito dei ballottaggi, in contatto telefonico con Deborah Bergamini e con altri dirigenti sul territorio. L'attenzione è puntata soprattutto su Venezia, dove ha prevalso un modello, quello del candidato civico proveniente dal mondo imprenditoriale a lui particolarmente caro, su Matera, ma anche sul testa a testa di Arezzo e sulla Toscana tutta, regione nella quale il nuovo corso azzurro si è messo in gioco con successi importanti. Il Cavaliere festeggia: «Il vento è cambiato, i segnali sono inequivocabili». Chiama per congratularsi il neo sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni. Invita tutti a trasformare la soddisfazione in energia e a lavorare insieme perché «adesso abbiamo il dovere di ricostruire il centrodestra». L'obiettivo è sempre quello dell'unità, perché «dove marciamo insieme e ci presentiamo con candidati credibili e capaci, è matematico che si vince. Ma senza rinunciare alla nostra identità. I messaggi devono essere chiari, non sovrapponibili a quelli del centrosinistra, tanto più in un momento in cui il governo dimostra di non saper dare risposte agli italiani». Un concetto rivolto a chi si appresta a lasciare il partito per cedere a suggestioni renziane e neo centriste (secondo alcune voci oggi potrebbe esserci un nuovo incontro con Denis Verdini), ma in seconda battuta anche a Matteo Salvini, sempre tentato da avventure solitarie.
C'è spazio per qualche rimpianto per le troppe divisioni delle Regionali: «Se alcuni non avessero portato avanti battaglie personali, forse oggi avremmo due Regioni in più». E per una riflessione sulla mutazione genetica dell'elettorato italiano. «Non esistono più fortini inespugnabili. Il voto è sempre più fluido e di opinione. Gli apparati sono in crisi. Se si hanno idee e si mettono in campo candidati credibili si può vincere dappertutto». Una regola confermata dall'inversione di tendenza nei ballottaggi, da sempre terreno favorevole al centrosinistra. E un elemento a sostegno della sua intenzione di puntare su un partito leggero, capace di parlare con la società civile piuttosto che con gli iscritti e i signori delle tessere. Tanto più che come dice Deborah Bergamini «la chiamata alla guida del Paese potrebbe arrivare anche prima del previsto». Dentro Forza Italia, infatti, tra i vari scenari si analizza anche quello che potrebbe spingere Renzi a creare il «casus belli» per andare a votare con il «Consultellum».
L'importante sarà intercettare quella voglia di centrodestra che esiste oggi nel Paese, capitalizzando quella che Alessandro Cattaneo definisce «la lezione delle liste civiche». Questo voto, suggerisce il responsabile Formazione di Forza Italia «dimostra che se riusciamo a mettere in campo candidati credibili e innovativi e a comprendere i problemi concreti della gente possiamo recuperare l'astensione e tornare a essere maggioranza. Ora da Berlusconi ci aspettiamo decisioni tempestive e forti».
Il primo passo potrebbe essere la costituzione di una «squadra» per la guida di Forza Italia. Il secondo, forse, il lancio di una Costituente del Centrodestra, un'officina che possa avviare il cammino verso il Partito Repubblicano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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