"Un'Ong italiana aiuta gli scafisti a farla franca"

L'accusa del capo dello staff militare dell'Ue al Parlamento britannico. Che attacca la missione voluta dalla Mogherini: "Non è servita a nulla"

"Un'Ong italiana aiuta gli scafisti a farla franca"

Un rapporto del parlamento inglese fa a pezzi la missione navale europea contro i trafficanti di uomini comandata dall'Italia e fortemente voluta da Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue. «La missione non ha scoraggiato il flusso di migranti o smantellato la rete dei trafficanti nel Mediterraneo centrale» si legge nelle 44 pagine del Comitato della Camera dei Lords. Il titolo del rapporto pubblicato il 13 maggio spiega già tutto: «Operazione Sophia, missione navale Ue nel Mediterraneo: una sfida impossibile». Secondo i parlamentari britannici «ci sono poche possibilità che (la missione) possa far saltare il business del traffico di esseri umani». E durante la sua audizione il generale austriaco Wolfgang Wosolsobe, capo dello staff militare della Ue, rivela, che una Organizzazione umanitaria non governativa operante in Italia istruisce i migranti a non collaborare con la polizia nell'identificazione della rete dei trafficanti di uomini.

L'alto ufficiale dipende direttamente da Mogherini, rappresentante della politica estera europea. Durante l'audizione davanti ai Lord del 3 marzo, resa pubblica dal rapporto, ha dichiarato che «i migranti sembrano ora ricevere istruzioni e linee guida su come evitare di dare informazioni» alla polizia italiana sulla rete dei trafficanti da «almeno una delle Ong che operano nella zona». Davanti alle richieste di approfondimento dei Lords il generale conferma: «Abbiamo le prove di questi consigli ai migranti». Alla domanda di Lord Alfred Dubs, laburista, sulla nazionalità dell'Organizzazione non governativa, il generale promette di fornire l'informazione «in una fase successiva». E rispondendo al conservatore Lord Christopher Samuel Tugendhat, l'ufficiale Ue spiega che le istruzione a non cooperare con le autorità verrebbero impartite dal personale umanitario «per proteggere i migranti dalle misure che possono essere adottate dai contrabbandieri contro i nuovi immigrati che sono ancora sulle coste (libiche)».

Le stesse Ong, secondo il rapporto inglese, considerano l'operazione Sophia una missione «di ricerca e soccorso in mare. Lavoro prezioso, ma che non corrisponde al suo mandato» di fermare il traffico di uomini. Nel sommario iniziale si sottolinea senza peli sulla lingua che la missione europea comandata dall'ammiraglio Enrico Credendino agisca «come un magnete per i migranti facilitando il compito dei trafficanti» di spedire i «clienti» verso l'Italia.

Ieri per la festa della Marina, il capo di Stato maggiore, Giuseppe De Giorgi, ha ribadito che l'operazione Sophia è «indiscutibilmente un grande successo dell'Italia in Europa e un tassello importante nel più ampio quadro delle iniziative in ambito europeo del nostro governo».

Peccato che secondo il parlamento britannico la missione registri «significative lacune (nella raccolta d'intelligence) sul funzionamento delle reti dei contrabbandieri e sul loro modus operandi in Libia». Gli esperti sentiti sono stati impietosi: «Puoi rivolgerti ad un pescatore italiano o libico e ottenere le stesse informazioni raccolte dalle forze aereo navali» dell'Unione europea sotto comando italiano. Il rapporto mette in dubbio pure il numero di arresti di scafisti «incredibilmente piccolo rispetto al traffico nel Mediterraneo». E gran parte degli arrestati sono pesci piccoli o addirittura migranti messi al timone dei gommoni. L'operazione Sophia «è più o meno la stessa missione che l'Italia aveva già lanciato», la notoria Mare nostrum, che si occupava solo di recuperare i migranti in mare.

Il comitato dei Lords sottolinea un altro aspetto inquietante: «Una conseguenza involontaria dell'Operazione Sophia è che la missione sta aiutando i trafficanti, che adesso devono raggiungere con le loro imbarcazioni solo le acque internazionali», dove li attende la flotta per dare un passaggio ai migranti e non più Lampedusa o la Sicilia.

L'Unione europea non è in grado neppure di tracciare il flusso di denaro del traffico di uomini, che secondo l'Europol «vale 3-6 miliardi di euro l'anno» e «255-323 milioni di dollari solo per la Libia».

Gli obiettivi fissati dall'operazione «superano ciò che si può realisticamente ottenere - si legge nelle conclusioni del rapporto -. Una missione solo in alto mare non è in grado di smantellare la rete dei trafficanti, che prosperano nel vuoto politico e di sicurezza in Libia estendendosi attraverso l'Africa».

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