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Gli Usa preparano il decreto per bandire Huawei e Zte

Le mosse della Casa Bianca

Gli Usa preparano il decreto per bandire Huawei e Zte

Chiudere definitivamente le porte degli Usa a Huawei e Zte: sarebbe questo il progetto segreto di Donald Trump che, secondo l'agenzia di stampa Reuters, a gennaio vorrebbe approvare un ordine esecutivo per impedire alle aziende statunitensi di acquistare e utilizzare le apparecchiature di telecomunicazione e i dispositivi dei due produttori cinesi che Washington teme abbiano legami con l'intelligence di Pechino. Il decreto, che l'amministrazione starebbe studiando da mesi, non citerebbe esplicitamente le due aziende, ma metterebbe al bando i fornitori stranieri «che rappresentano rischi significativi per la sicurezza nazionale». Il presidente statunitense, infatti, in nome della sicurezza del Paese può appellarsi a una legge che gli consente di regolare il commercio in risposta a una «emergenza nazionale». All'indiscrezione la Cina ha risposto dicendo che «un certo Paese» dovrebbe presentare prove per giustificare le proprie preoccupazioni. Huawei, dal canto suo, ha diffuso i dati economici dell'anno che si sta per chiudere: per il 2018 si aspetta una crescita dei ricavi del 21 per cento a 108,5 miliardi di dollari. Dopo aver lanciato l'appello ai Paesi alleati a non utilizzare apparecchi delle due aziende, dunque, Trump vorrebbe passare alle misure forti. Proprio quando dovrebbero ricominciare i negoziati tra Stati Uniti e Cina sui dazi: la delegazione americana, guidata dal vice rappresentante commerciale Jeffrey Gerrish, si recherà a Pechino il 7 gennaio.

Ma è sul Medio Oriente che in queste ore si stanno concentrando le critiche alla Casa Bianca. La visita di Trump alle truppe americane in Irak ha sollevato più di un caso diplomatico. A partire dal premier irakeno Adel Abdul Mahdi, che secondo il Washington Post si sarebbe rifiutato di incontrare il presidente americano nella base aerea di al-Asad perché avvisato solo due ore prima. Baghdad ha confermato l'assenza del primo ministro motivandola con una «divergenza di punti di vista». Trump non ha incontrato nessun altra autorità irakena, tanto che alcuni leader politici lo hanno accusato di aver violato la sovranità del Paese. Altre polemiche sono state sollevate dal video in cui il presidente Usa posa con alcuni militari, postato da quest'ultimo su Twitter: nel filmato lo si vede alzare il pollice in direzione di un gruppo di soldati che sembrano essere membri dei Navy Seals, le forze speciali, di cui Trump potrebbe aver rivelato inavvertitamente l'identità. Infine, nel colloquio con i militari, Trump si è vantato di avergli aumentato lo stipendio per la prima volta in dieci anni. Un aumento consistente, pari al 10 per cento. Ma secondo i media americani l'affermazione non corrisponderebbe al vero, dato che l'aumento autorizzato dalla Casa Bianca quest'anno corrisponde al 2,6 per cento (e dato che le truppe ricevono un aumento di paga annuale). Quello varato da Trump è l'incremento maggiore degli ultimi 9 anni, ma è lontano dalla cifra sbandierata.

Che aveva già ribadito la fake news a maggio e ancora poche settimane fa parlando ai cadetti dell'Accademia Navale.

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