Violenza a scuola, lo specchio della società

Violenza a scuola, lo specchio della società

La strage nel liceo americano rievoca pericolosamente la crisi che attraversa la nostra scuola, in cui nelle ultime settimane presidi e insegnanti sono stati minacciati, insultati, accoltellati e presi a pugni da genitori ed alunni non contenti del loro operato.

Percepiscono di essere bersaglio dei ragazzi perché hanno perso il prestigio sociale e l'autorità. Presi in giro dalle riforme che si susseguono senza essere realizzate e dall'ultimo rinnovo contrattuale, che ha previsto pochi euro di aumento, lavorano in uno stato di frustrazione che ha tolto loro la serenità necessaria per svolgere una professione d'aiuto tra le più delicate. Ma se in questo periodo si parla d'insegnanti maltrattati, nei mesi e negli anni scorsi le forze dell'ordine hanno arrestato maestre che riportavano il silenzio tra i bambini dell'asilo chiudendoli nei bagni, trascinandoli a terra come sacchi di patate, percuotendoli e irridendoli senza un perché.

I due fenomeni non sono scollegati.

Attribuire la colpa per ogni episodio di cronaca ai docenti o ai ragazzi non spiega la crisi in corso che riguarda tutta la società. Quella tra docente ed alunno è una relazione che va al di la dell'impartire la lezione e dell'apprenderla. Al centro dell'attività d'insegnamento c'è la disposizione mentale e la vicinanza emozionale reciproca.

L'insegnante ha il compito emotivo di contenere le paure e le ansie di bambini e ragazzi con una personalità ancora in formazione, influenzata dallo stato emotivo dell'altro, dalla capacità di sintonizzarsi, ascoltare e farsi ascoltare con empatia. Non si può insegnare nulla in uno stato d'animo negativo e la responsabilità del rapporto e del clima che si vive in classe dipende dall'abilità e dal vissuto emotivo del professore. La scuola non può diventare teatro di mille conflitti che hanno la loro origine nella cattiva politica. In un muro contro muro i docenti rimproverano agli alunni di essere viziati, prepotenti e iperprotetti da una famiglia che non educa più.

I ragazzi criticano e soffrono il disagio dei docenti, la mancanza di passione e l'incapacità di trasformare la lezione in un momento stimolante e condiviso. Se è vero che bulli e arroganti si sono moltiplicati e anche vero che scarseggiano insegnanti che comunichino fiducia, ottimismo e partecipazione, in grado d'insegnare a cogliere l'attimo che fugge.

Se la società non rimette la scuola tra le sue priorità, dando risorse e sostenendo il corpo insegnante, la scuola non recupererà l'amore per se stessa e la sua funzione. Sarà impossibile ritrovare la relazione con i più giovani, cui passare le competenze che sono necessarie per il futuro della nostra società.

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