Il virus soffoca anche le cure anti dolore

"Trascurato chi soffriva". Francia, via libera al farmaco "dell'eutanasia"

Il virus soffoca anche le cure anti dolore

Morire senza dolore è un diritto sancito dalla legge. Eppure questa emergenza è riuscita a scardinare anche questo con una violenza disumana. Ha lasciato tanti, troppi, malati soli ad affrontare la morte peggiore fra tutte: quella per insufficienza respiratoria. Tanto che in Francia il governo ha reintrodotto la possibilità di somministrare a domicilio e nelle case il Rivotril come farmaco contro la sofferenza da asfissia.

Che non sia stato possibile assistere le persone in fin di vita lo abbiamo visto, in mille e più storie di persone morte senza mani da stringere né sguardi famigliari da incrociare per una volta ancora. Ma spesso sono mancate anche le cure anti dolore, non c'è stato il tempo di somministrarle. E ora gli anestesisti, quelli che hanno vissuto la parte più dolorosa di questa pandemia, chiedono di tornare a riflettere sulla legge sulle cure palliative che con tanta fatica è stata scritta dieci anni fa. Una legge che ha fatto emergere tutti i suoi limiti proprio nell'emergenza. Perché un conto è rendersi conto che non c'è più nulla da fare per un paziente, un altro è lasciare che muoia soffrendo.

«Siamo in mezzo a un'enorme catastrofe, in cui non vi è stato e non vi è il tempo di seguire, spesso, i dettami della legge 38 - spiega Franco Marinangeli, referente della Società di anestesia, rianimazione e terapia intensiva in una toccante lettera aperta - Non il tempo di conoscere i pazienti, i familiari, non il tempo di elaborazione del lutto, in poche parole, scarsa o nulla possibilità di umanizzazione delle cure. Sono venuti meno tutti gli schemi relativi alle cure palliative. La legge 38 poco ha potuto rispetto a questa immane tragedia». Da qui una riflessione sugli spazi: «Se fossero stati più capienti e meglio orientati alle maxiemergenze, avrebbero potuto dare una risposta più umanizzata - scrive Marinangeli -. Oggi si corre ai ripari costruendo grandi scatole con innumerevoli ventilatori e attacchi per l'ossigeno e gas medicali.

Mentre si costruisce qualcosa che probabilmente ha un senso per una sicurezza futura e non per la pandemia Covid, si dovrebbe capire che la soluzione, forse parziale, ma certamente etica, del problema, sta nel ridurre al massimo lo squilibrio tra necessità e forze in campo, per rendere meno eccezionali o più normali e prevedibili situazioni che diventano sempre più frequenti (epidemie, terremoti, grandi incidenti, grandi catastrofi)».

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