Lo zampino di Visco sulla bocciatura del governo

A quel punto si vuoterebbe l'attesa per il consiglio dei ministri del 20 febbraio, convocato da Renzi per approvare tutti i decreti delegati che rendono operativa la riforma. Sono cinque in tutto. E gli uffici dell'Economia, sorpresi dall'accelerazione annunciata dal presidente del Consiglio, sono indietro con l'elaborazione dei testi. L'unico pronto, ma verrà cambiato, era quello che introduceva la franchigia del 3% sui capitali elusi al Fisco.

L'orientamento del Mef è quello di modificarlo in modo sostanziale, attraverso l'eliminazione della soglia percentuale di fatturato «eluso». Ed indicare una cifra assoluta, la cui definizione - al momento - è congelata, come l'intero provvedimento.

Ma contro quel testo, insorge l'opposizione interna al Pd. Tutti chiedono l'intervento del presidente del Consiglio in Parlamento. Bersani lo auspica: «Non guasterebbe», dice l'ex segretario del Nazareno. Pippo Civati ironizza: «Più che la manina di Renzi, la sua è una manona. Ed il fatto che il governo si assuma la piena responsabilità di quanto avvenuto, è un fatto di estrema gravita». E chiosa: «Una volta queste leggi si chiamavano “leggi-vergogna”. Oggi non le chiamiamo più così perché le facciamo noi».

L'offensiva più violenta, però, arriva dal senatore Pd Massimo Mucchetti. Renzi deve venire in Parlamento a spiegare «per filo e per segno» - dice - la norma prima approvata dal Consiglio dei ministri e poi ritirata.

Il premier deve dire - chiede Mucchetti - «quale testo è stato licenziato dal ministero dell'Economia; quale testo è arrivato in Consiglio dei ministri e, se ci sono state modifiche, chi le ha apportate; se in Consiglio dei ministri c'è stato dibattito, e chi è intervenuto nel dibattito; quale testo, infine è stato varato e come, in base a quali procedure, è stato poi ritirato».

Anche perché - commenta - «non ci basta l'assunzione di responsabilità politica» del presidente del Consiglio. Ma il vice presidente del Pd, Giorgio Tonini, prende le distanze: quelle di Mucchetti sono opinioni personali e non impegnano il gruppo dei senatori del Pd.

Il governo, però, non andrà in Parlamento a spiegare l'evoluzione del provvedimento. Lo annuncia Maria Elena Boschi, ministro per i Rapporti con il Parlamento. E non andrà perché - spiega durante la riunione dei capigruppo - il testo è stato ritirato. Ed anche perché i decreti delegati non sono oggetto di discussione parlamentare. Vengono esaminati dalle commissioni competenti, che devono fornire un parere non vincolante.

E di fronte alle obiezioni di Renato Brunetta sulla pubblicazione del testo sul sito istituzionale del governo, la Boschi avrebbe risposto: «È stato un eccesso di zelo».

Vista la situazione, un eventuale slittamento a settembre del termine ultimo per l'esercizio della delega potrebbe svelenire il clima politico; e risolvere non pochi problemi tecnici.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica