Il «porticidio» perfetto di Monti

Il Professore ci saluta e se ne va. Ma toglie il disturbo con un monito: «Guai a un esecutivo anti europeo». Ineccepibile. Però Monti omette un dettaglio: ha guidato il governo più anti italiano che la storia della Repubblica ricordi. La conferma del disastro era attesa, ma il Rapporto sul Turismo Nautico 2013 (relativo al 2012) a cura dell'Osservatorio Nautico Nazionale, presentato nei giorni scorsi nella Biblioteca del Senato, è ancora più spietato.
Dati alla mano, il turismo nautico è uscito con le ossa frantumate dal gioco al massacro: contratti di ormeggio annuali -26%, ormeggi in transito -34%, ricavi per gli ormeggi a gestione pubblica -39%, spesa complessiva dei diportisti sul territorio -56%, posti barca rimasti vuoti 36mila (questo dato, da solo, significa 10mila posti di lavoro in fumo), fatturato del settore charter -21%. E se un disastro tira l'altro, ecco che le entrate per gli enti pubblici si sono più che dimezzate. Basta e avanza per capire l'entità dei danni.
Intanto il focus del IV Rapporto, curato dal professor Gian Marco Ugolini dell'Università degli Studi di Genova (sarebbe un eccellente ministro dell'Economia del Mare...), analizza i comportamenti di spesa del diportista e l'indotto complessivo generato dal turismo nautico sui territori. Da un'indagine condotta su oltre 1.100 intervistati, è emerso come nel 2012 la spesa complessiva dei diportisti stanziali nei marina (spesa annua per la barca, servizi portuali, carburanti, acquisto di accessori e componenti per la barca, manutenzione e alaggio, trasporti, ristorazione, shopping, attività di intrattenimento e cultura), sia scesa del 56% rispetto al 2011 (da 1,1 miliardi a 484 milioni). Più pesante il crollo della spesa relativa alle navi da diporto: -73%.
Il Rapporto, tuttavia, contempla anche qualche zuccherino: l'istituzione del Registro Telematico delle unità da diporto (da anni invocato da Ucina-Confindustria Nautica) e la proroga delle concessioni demaniali turistico-nautiche.
Infine la seconda edizione del NaQI (Nautical Quality Index), l'indice che misura la qualità nautica delle 62 province di mare italiane sulla base di sei indicatori: offerta territoriale di porti e posti barca, qualità dei servizi portuali, presenza di altri turismi del mare e accessibilità stradale, rapporto tra i posti barca disponibili e numero di diportisti che gravitano su quel territorio. Quest'anno, tra l'altro, sono state introdotte la rilevazione della qualità ambientale del mare e del territorio costiero, la capacità di accoglienza e le risorse turistiche presenti nell'area interessata. Al primo posto c'è la provincia di Olbia Tempio (quinta nel 2011), seguita da quella di Lucca (prima nel 2011), e da quella di Genova (seconda nel 2011).
Dice il professor Gian Marco Ugolini, coordinatore scientifico dell'Osservatorio: «Di fronte all'emergenza del settore abbiamo moltiplicato gli sforzi e il Rapporto 2013 offre molte novità, include tutti gli approdi minori e si estende ai laghi del nord, aggiornando le analisi sulla spesa e sul profilo del diportista e identificando per la prima volta una stima dell'impatto fiscale del settore.

Il quadro che ne emerge è che i governi hanno adottato politiche fiscali e ispettive molto spesso percepite come aggressive, i cui risultati non si sono rivelati soddisfacenti, ma hanno avuto un impatto negativo sul settore che per la prima volta, dopo decenni, mostra in tutti gli indicatori presi in esame». Garbato linguaggio accademico per dire che il «porticidio» è compiuto.

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