Protesi ginocchio: al quarto giorno torna la mobilità

Negli ultimi anni è stato registrato un aumento delle allergie ai metalli, in particolar modo al nichel. Un fenomeno che va tenuto presente qualora si debba affrontare un intervento di chirurgia protesica al ginocchio, visto che le protesi di ginocchio attualmente più utilizzate sono costituite da cromo-cobalto, una lega che, sia pure in bassissima percentuale, contiene anche questo tipo di metallo. Come ci si regola in questi casi? Ci sono alternative nel materiale da usare?
«Va detto innanzitutto che i tipi di protesi di ginocchio si distinguono in due gruppi: le monocompartimentali e le totali», spiega il dottor Domenico Brocchetta, responsabile della divisione di chirurgia protesica di anca e ginocchio del Policlinico di Monza (brocchetta.domenico mula.it). «Le prime vengono utilizzate quando ad essere usurato dall'artrosi, e quindi a necessitare l'impianto protesico, è uno solo dei due comparti dell'articolazione (la parte esterna o la parte interna) oppure nel caso in cui, pur essendo da sostituire entrambi i comparti del ginocchio, si sia in presenza di legamenti crociati ancora validi (caso abbastanza frequente in pazienti ancora relativamente giovani). Qualora il ginocchio appaia invece usurato e con legamenti crociati totalmente o parzialmente deteriorati (come succede spesso nei pazienti più anziani), si ricorre alla protesi totale».
I due tipi di protesi offrono possibilità diverse in relazione al materiale utilizzato: «Per quanto riguarda le protesi mono-comportamentali, l'alternativa al cromo-cobalto è sostanzialmente il titanio, un materiale in cui la quantità di nichel è veramente irrisoria, non tale da suscitare una reazione allergica, Le protesi totali offrono invece al paziente allergico al nichel una duplice possibilità: o l'oxinium (un materiale anallergico relativamente recente) o, ancora un volta, il titanio. In questo tipo di protesi, inoltre, quest'ultimo può anche essere utilizzato allo stato puro, cioè senza la benché minima traccia di metalli, in caso di allergie, per la verità piuttosto rare». E se invece questo tipo di allergia si dovesse manifestare solo dopo che si è già impiantata una protesi in cromo-cobalto? Quale è il campanello d’allarme che dovrebbe mettere in guardia?
«Il sintomo è un dolore persistente, va aldilà della normale sensazione dolorosa che si avverte nei giorni successivi all’intervento, eventualmente associato ad un lieve gonfiore. A questo punto conviene effettuare alcuni esami di controllo: «Oltre ad un accertamento radiografico, è bene eseguire specifici esami del sangue, per verificare l’eventuale presenza di una infezione e appositi test allergologici per individuare la possibile allergia al materiale protesico utilizzato», spiega lo specialista.


«Nel caso venga confermata quest’ultima ipotesi, si dovrà ricorrere ad un nuovo intervento, in cui la protesi venga rimossa e sostituita con un’altra realizzata con i materiali alternativi come, per l’appunto, titanio o sostanze non anallergiche».

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