Quando il «tredicesimo» faceva paura

Doppio arbitro? Prova tv? Fotocellule per i gol fantasma? Moviola in campo? Non scherziamo, soprattutto quando di fronte c’è il mondo del calcio, refrattario a qualsiasi innovazione. D’altra parte è così da sempre. Nel ’67-68 viene finalmente data la possibilità di sostituire un giocatore (oltre al portiere) nelle partite di coppa. Ai principali allenatori italiani viene chiesto un parere e si scopre che, a parte pochi progressisti (Rocco: «Il provvedimento più intelligente»; Viani: «Bisognerebbe arrivare a sostituirne quattro»), tutti frenano preoccupati. Heriberto Herrera: «Idea valida solo per gli infortuni. Sportivamente parlando non è giusto cambiare un giocatore perché non è in forma». Bernardini: «Sono contrario, non è il basket». Fabbri: «Andare cauti con le novità».

Pugliese: «Si crea confusione: bisognerebbe allestire una panchina tutta per le riserve, un portiere, un terzino, due mediani, tre attaccanti... che nel frattempo si faranno una partita a carte». Chiappella: «C’è il rischio che il tecnico non azzecchi la sostituzione. Per noi sarà sempre più difficile».

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