nostro inviato a Messina
Seicento natanti al mese con stazza superiore a 15mila tonnellate, che dal Nord, Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Gioia Tauro si dirigono soprattutto in Medio oriente, più di 1.500 con stazza inferiore, 140mila traversate l'anno tra Scilla e Cariddi, 9.603.498 passeggeri che hanno solcato le acque dello stretto per andare a lavorare, per raggiungere il continente, per tornare a casa. Ogni minuto lo stretto, che nella parte più piccola non supera i tre chilometri, è solcato da decine di natanti. «È questo passaggio sarà sempre più affollato», sostiene Raffaele Lombardo, eurodeputato dell'Mpa, che ha fatto della battaglia al Ponte il simbolo dello sviluppo siciliano. Con un ragionamento che individua nelle migliaia di navi che solcano le acque dello Stretto il destino all'isolamento del resto della Sicilia. «Non c'è attracco appetibile e qualunque invito a utilizzare i nostri già carenti porti si scontra con la necessità di portare le merci a Nord. Mentre i porti del resto di Italia vengono potenziati e lo scambio con l'Oriente e il Medio oriente è molto forte». Insomma per andare nei porti italiani e da questi nelle strade d'Europa il passaggio obbligato è il piccolo stretto di Messina. Destinato ad affollarsi sempre di più. L'incidente di lunedì è il segnale di una situazione ormai esplosiva. «Il dato straordinario non è l'incidente di lunedì - dicono infatti i messinesi - ma il fatto che non ce ne sia uno al giorno».
E da parte dell'Mpa arriva in aula un'interrogazione che costringe il ministro Bianchi a un primo rapporto sulla situazione Ponte dello Stretto. «Il ministro dovrebbe essere preparato se l'università di cui è stato rettore ha fatto parte di una società mista con i privati per studiare il sistema dei trasporti dello Stretto», sottolinea polemicamente Lombardo. E un suo deputato Nello Neri, definendo «un inutile bla-bla la risposta in aula di Bianchi», rilancia la proposta di istituire una vera e propria torre di controllo. Altrimenti non c'è via d'uscita. Lo stretto è come una strada trafficatissima senza vigili, senza semafori, lasciata in balia dell'attenzione di ogni guidatore». Decisamente critici nei confronti del ministro Bianchi che ieri nella sua relazione alla Camera ha ribadito la necessità di adeguare la sicurezza nello stretto.
«Forse non adeguata per lo sviluppo del traffico attuale» - e quel forse ha lasciato tutti molto perplessi. E di sicurezza come problema nevralgico parlano ormai i sindacati che hanno mantenuto la giornata di sciopero a partire da questa sera sino a domani sera, non più soltanto contro le Ferrovie dello Stato che minaccia misure di diminuzione di personale e mezzi, ma contro il governo che deve mettere in agenda tra i primi problemi per la Sicilia quello della sicurezza dello Stretto. Tutti in piazza, oltre Cgil, Cisl, Uil anche i lavoratori dell'Orsa e gli altri autonomi, per criticare Bianchi che «ha incontrato tutti, soprattutto la stampa dimenticando i lavoratori marittimi che ormai rischiano la vita ogni giorno», accusa Maurizio Bernava della Cisl.
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