Quel pedaggio da pagare all’ideologia di sinistra

Lento, inesorabile, sta arrivando l’ennesimo, inutile, ideologico aggravio sulle spalle dei cittadini: con le prime audizioni alla commissione Finanze della Camera è infatti iniziato l’iter parlamentare della legge fiscale che porterà all’innalzamento del prelievo sui risparmi degli italiani. Sarà per i cittadini nient’altro che un altro pedaggio da pagare ai portatori di una concezione ormai stravecchia e fallimentare dell’economia, vista attraverso le lenti rosse della sinistra.
Troppo facile argomentare che i capitali sono ormai fluidi e facilmente trasferibili, e che spetta ai Paesi economicamente meno solidi e affidabili (nel novero dei quali purtroppo noi ricadiamo) realizzare le condizioni competitive per attrarre ricchezza, piuttosto di farla fuggire... Meglio spiegare invece i riflessi negativi che un simile provvedimento avrà sulla vita dei risparmiatori, anche e soprattutto nelle fasce più deboli. Incominciamo a definire una differenza fondamentale: se verranno tassati solo i titoli di nuova emissione (come solennemente promesso in campagna elettorale) oppure tutti i titoli, compresi quelli emessi in passato. Se dovessero essere tassati solo i titoli «nuovi», il risparmiatore sarebbe in parte tutelato e l’onere ricadrebbe principalmente sul lato «emittenti», vale a dire le imprese, che dovranno emettere obbligazioni con interessi più allettanti per compensare la tassazione; al contrario dello Stato che tanto più paga di interesse quanto più recupera via maggiori tasse. Se invece, come pare, si provvederà ad alzare il prelievo sugli interessi di tutti i titoli in possesso dei risparmiatori, gli effetti perniciosi sarebbero assai più invasivi di quanto si possa pensare.
Pensiamo ad esempio alle famigerate aliquote Irpef, dove i pur miseri vantaggi per i redditi bassi derivano primariamente dall’innalzamento degli assegni familiari: ebbene, forse non tutti sanno che gli interessi su titoli concorrono alla formazione del reddito familiare necessario per avere diritto agli assegni medesimi, quindi la famiglia a basso reddito che avesse prudentemente accantonato risparmi si vedrebbe decurtata la propria rendita derivante dagli interessi senza poter beneficiare dell’incremento degli assegni familiari, quindi con un probabile aggravio dell’Irpef sommato al taglio degli interessi netti. L’altra categoria colpita sarebbe quella dei giovani, che, diffidando della possibilità di una pensione dignitosa in un lontano futuro, hanno prudentemente cominciato ad accantonare risparmi per integrare il futuro trattamento previdenziale: lo stock di risparmio sinora meritevolmente accumulato dai giovani lavoratori si vedrà il prelievo fiscale incrementato del 60% con la nuova aliquota.
Stessa sorte che capiterà al pensionato che con i risparmi di una vita integra le erogazioni dell’Inps. In sostanza questa tassa sarà un provvedimento punitivo per tutte le categorie che il governo continua a dire di voler tutelare: giovani, pensionati, famiglie con figli... tutti colpevoli di aver voluto cercare di provvedere da soli a garantirsi quella sicurezza che lo Stato non è stato in grado di dare. Malissimo, ma può andare peggio: pare si stiano considerando meccanismi aberranti quali la «tassazione sul maturato», vale a dire che se ci sono momentanei guadagni essi potrebbero venire tassati, e se anche poi si dovessero trasformare in perdite a seguito delle normali oscillazioni dei mercati tanto peggio per il risparmiatore.

I grandi patrimoni conservati nelle holding estere non verranno toccati perché la tassazione sulle cedole viene applicata nel Paese in cui i titoli si trovano. Se verranno tassati i titoli già emessi sarà una patrimoniale: parola che fa fremere di piacere gli esponenti della sinistra radicale, ma una patrimoniale dei poveri.

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