Quella scelta di John che va oltre l'amore

Ecco un brano del romanzo ritrovato di Robert Louis Stevenson

Le preghiere di famiglia a Grangehead erano un affare di grande scrupolosità. Tutti i servitori erano tenuti a parteciparvi, mattina e sera. Il Colonnello leggeva ad alta voce un capitolo del Vecchio Testamento, uno del Nuovo e improvvisava una lunga preghiera. La voce era forte e frettolosa, come se stesse leggendo un capitolato prima di procedere ad un affare e, naturalmente, i servi non ascoltavano mai. Conclusa la preghiera, al mattino iniziava la prima colazione e alla sera tutti si ritiravano. Quella serata del suo compleanno John chiese un colloquio privato allo zio.
Il colonnello lo guardò bruscamente e poi gli ordinò di seguirlo nello studio, prese una sedia e fece cenno al nipote di sedere a sua volta. Ma John preferì restare in piedi.
«Beh, cosa c’è?»
«Ho capito, signore» cominciò John «che io vi succederò nella proprietà, e volevo...»
«Non intendo discutere di queste faccende» disse il colonnello, «soprattutto con te. Per adesso sei uno dei miei nipoti e nulla di più. È tutto?»
«In effetti, signore, lei non mi capisce. Deve consentirmi di spiegare. Si tratta di una questione di coscienza».
«Oh, se si tratta di una questione di coscienza...» disse il colonnello e fece un gesto accomodante con la mano.
«Malcolm è innamorato di Mary, signore» disse John.
«E allora?» esclamò il colonnello.
«Non può sposarla se non ha la tenuta» continuò John «e per parte mia preferirei non averla. Vorrei proprio farmi strada nel mondo da solo. Desidero essere indipendente e dovere tutto a me stesso: non ho timori. Potrei essere un prete e salvare le anime, o un soldato come voi, o andare in una colonia: non mi spaventa. E pensate, signore, cosa significherebbe per il povero Malcolm perdere tutto ciò che gli è caro al mondo: e cosa significherebbe per me, se glielo portassi via io!»
«Pensavo che la ragazza ti piacesse» disse il colonnello.
«È così». Le parole di John erano risolute.
Il colonnello balzò in piedi e gli strinse la mano.
«Siete un bravo ragazzo, signore» esclamò. «Ti rendo onore per ogni parola che hai detto. Sei il nipote del mio cuore, Dio mi è testimone. Ma per quanto riguarda quello che dici, ovviamente è una sciocchezza. Lascio la proprietà perché così mi aggrada e per la gloria di Dio, non per il piacere tuo o di Malcolm, ragazzo: devi prenderla, come ho fatto io, come un dono. Sì» aggiunse «questa è la parola che ti renderà tutto semplice. Un talento, forse una croce. Sorreggila per amor Suo». E posò la mano sulla spalla di John con gentile violenza.
«Ma Malcolm...» cominciò John.
«Vai a letto» esclamò il colonnello. «Ti perdono, ma non ascolterò oltre. E bada di pregare contro l’orgoglio dello spirito. Io ti conosco: sei un bravo ragazzo ma qui sta il tuo intoppo. Vuoi fare il martire». La gente rivela i propri punti deboli attraverso la propria corazza.
Ovviamente John era amaramente indignato. Tutto questo elogio gli bruciava nella coscienza e lo fece sospettare della propria sincerità. Se voleva riprendere rispetto di se stesso, doveva consumare il sacrificio. Inoltre, l’ultima insinuazione del colonnello era troppo vicina al vero per non essere irritante. Ma non osò lottare ulteriormente e disse «Buona notte» lasciando il colonnello a ringraziare Dio in ginocchio per i meriti del nipote.
Spalancò la finestra in camera sua e si sedette a covare la propria disperata determinazione.

Il rosso della sera era svanito a occidente, la notte era piena di stelle; truppe di alberi scuri si affollavano nel crepuscolo e oscillavano alla debole brezza. Poteva sentire in cortile il tintinnio della catena del cane da guardia o un cavallo che si muoveva sveglio nella stalla. Contemplava le stelle con imbecillità.

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