Il Medioevo è alle porte! Oppure: le nuove invasioni barbariche ci piovono addosso! Il ritorno delle cotte di maglia, dei feudi, dei roghi, dellappartenenza comunale, dei clerici vagantes, del diritto consuetudinario, delle lezioni di liuto, o la necessità di ricreare una struttura mondiale che abbia le sue radici nella multientnicità del Sacro romano impero: tutto fa brodo per i sostenitori della tesi che lEtà di mezzo non è alle nostre spalle, ma di fronte a noi. E qui avviene la grande spaccatura, quasi tra guelfi e ghibellini, tra coloro che sostengono che il futuro sarà una degenerazione alla Mad Max e quelli che lodano il Medioevo libertario, il Medioevo del diritto (per citare il giurista Paolo Prodi) e non vedono lora che torni lera del cinghiale bianco. Ma lo iato interno non è nulla rispetto alla forza della profezia millenarista e «dietrista» che ormai informa il nostro modo di vivere e di pensare. Basti dire che una decina di giorni fa 300 cavalieri templari si sono riuniti a Palermo, in un turbinio di spade e mantelli, ad accogliere nellordine una ventina di nuovi fratelli. Pazienza che i Pauperes commilitones Christi templique Salomonis abbiano chiuso baracca e burattini da 698 anni, per colpa di Filippo il Bello.
Solo folclore? No, almeno a seguire le riflessioni di Massimo Arcangeli appena arrivate in libreria in Il Medioevo alle porte (Liberilibri, pagg. 272, euro 18). Arcangeli, che insegna Linguistica italiana e Sociologia dei processi culturali allUniversità di Cagliari, raccoglie in questo saggio una serie di osservazioni che mettono in luce i parallelismi tra letà medievale e quella attuale. Lo fa in modo serio-serio e partendo dalla consapevolezza che la storia non replica mai se stessa. Semmai quello che si capta, secondo lautore, è un desiderio di ritorno alle origini. E le uniche che ci sono rimaste davvero sono quelle nate nel crogiuolo della fusione, al calor bianco cristiano, tra cultura barbara e greco romana. «Se restauriamo il Colosseo è per tornare ad ammirarlo... Se compiamo analoga operazione con la cattedrale di Chartres è per tornare a riempirla». E questo non da ora: è dallOttocento romantico che il Medioevo ha assunto valore mitico ed evocativo. Però più il presente diventa liquido, e soggetto a qualsivoglia stiracchiatura post ideologica, più la fuga allindietro diventa un tic inevitabile. A partire da osservazioni come queste, Arcangeli ha gioco facile nel portare esempi di come il Medioevo prossimo venturo sia costantemente evocato (e ciò che si evoca diventa inevitabile). Il Medioevo è la guerra di religione, sconosciuta al mondo pagano e non monoteista (dove le divinità altrui al massimo si rubano). Noi che ci credevamo laici ci ritroviamo a discutere di Fatwa, di crociate giuste o ingiuste, di persecuzioni. Insomma le ideologie sono morte ma la radice del credere è ben viva, anche nelle sue accezioni negative. E se qualcuno si pavoneggiava allidea di aver ucciso Dio scopriamo or ora che senza larte sacra ci si sente un po orfani. Tanto che larte «blasfema», fatta a colpi di meteoriti schiaccia-pontefici, altro non è che la parodistica, e triste, presa datto di quella mancanza.
Il nuovo Medioevo è il proliferare dei culti e del magico. Dal creazionismo spinto (quelli che i dinosauri restarono giù dallArca...) sino ai telepredicatori americani passando dai 137 nuovi culti diffusi in Italia. Ma anche la nostra struttura politica ormai deve guardare indietro visto che lo Stato forte, tipico delletà moderna, è sempre meno adeguato al mondo globale. E così torna lidea di sussidiarietà, di governo limitato dagli usi e costumi.
E se non bastasse enumera anche i nuovi barbari, le moderne cattedrali del consumo, la nuova Babele delle lingue... Forse esagera, ma la provocazione diverte.
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