«Questi tagli uccidono la ricerca»

Il fisico Rubbia infuriato: nella mia lunga storia mai visto un numero così alto di scelte irrazionali su istruzione e innovazione

Francesca Angeli

da Roma

«Non ho mai visto nella storia della ricerca, e la mia è stata una storia molto lunga, un numero così alto di scelte irrazionali». Carlo Rubbia non ha avuto problemi a scoprire che erano i bosoni a governare l’interazione debole studiando la fisica delle particelle elementari, scoperta che gli è valsa il Nobel. Eppure anche per un genio come lui è impossibile comprendere le ragioni che presiedono alle scelte del governo Prodi. Scelte rovinose per l’Università e gli enti di ricerca visto che la Finanziaria toglie loro anche il minimo per tirare a campare. «Se venisse confermata la decisione di tagliare le risorse alla ricerca - denuncia il fisico - il resto del mondo interpreterà questa scelta come una precisa e chiara volontà del nostro governo di chiudere con la ricerca e lo sviluppo in Italia».
Accuse pesanti, lanciate da un Rubbia decisamente infuriato in collegamento video da Ginevra con la sede dell’Istituto nazionale di fisica nucleare dove erano riuniti i presidenti dei diversi enti di ricerca italiani (Fabio Pistella, Cnr; Roberto Petronzio, Inf; Piero Benvenuti, Inaf) oltre a un altro premio Nobel, Rita Levi Montalcini.
Dunque dopo il grido d’allarme lanciato dai dei rettori universitari, che hanno parlato di Atenei privi dei finanziamenti necessari a pagare le bollette della luce e dell’acqua, ora tocca ai cervelli più brillanti del Paese denunciare il rischio chiusura.
«Uccidere la ricerca - avvisa Rubbia - è come tagliare un albero: ci vorranno venti anni almeno prima che ricominci a crescere».
La Finanziaria in discussione al Parlamento, dicono gli scienziati, oltre ai 200 milioni di euro di tagli imposti alle spese intermedie e ai consumi che colpiscono l’università, toglie al ministero anche altri 300 milioni di euro che ricadono sotto l’articolo 53 della manovra. Di questi 180 vengono sottratti proprio agli enti di ricerca.
Che cosa succederà? Alcuni laboratori potrebbero essere costretti semplicemente a chiudere. «Lo sviluppo della ricerca viene pesantemente penalizzato - dicono i ricercatori -. E così si aggrava il danno che è già stato inferto con il blocco delle assunzioni». Mentre gli scienziati protestano, anche i professori non abbassano la guardia. «La situazione dell’università è difficile e assomiglia sempre più a una pentola in ebollizione. La politica deve prendersi le proprie responsabilità, nel caso decidesse di mandare docenti, studenti e personale allo sbaraglio». A dirlo è il rettore dell’Università Roma Tre, Guido Fabiani, che denuncia pure come «a interventi che colpiscono pesantemente il funzionamento ordinario» si aggiunge pure «la mancanza di qualsivoglia respiro progettuale, di un quadro di insieme che permetta di intravedere un disegno di sviluppo e di progresso».
L’opposizione scende in campo per difendere l’Università e la Ricerca. Il senatore di Alleanza nazionale Giuseppe Valditara, chiede che spariscano tutti i tagli alle spese intermedie al ministero dell'Università. Chiara Moroni, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, avverte: «I tagli alla ricerca previsti dalla Finanziaria pongono il nostro Paese fuori dalla comunità scientifica internazionale.

Non è degno di un Paese civile l’atteggiamento del governo Prodi nei confronti del mondo scientifico».
E Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, sottolinea l’importanza della formazione e dell’istruzione «sulla quale si gioca il futuro del nostro Paese».

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