RADIO E TELEVISIONE NON FANNO RIMA

Forse è la domanda per eccellenza della stagione mediatica 2006: la radio può andare in televisione? Domanda legittima, per carità. Anche perché, sempre più spesso, la radio ha dimostrato di essere superiore alla televisione e quindi l’idea di prenderla di peso e trasporla pari pari in un piccolo schermo sempre più infestato dal trash e dai cattivi format non è del tutto peregrina. Tutto questo, ovviamente, in via di principio. Perché, messa alla prova, la radio in televisione funziona poco. O niente.
Certo, l’eccezione c’è stata. Ed è stata la puntata di Viva Radiodue andata in onda in prima serata su Raiuno, con tanto di ascolti boom, nonostante sia stata quasi clandestina e il ritorno in tv di Fiorello e Baldini non fosse stato promozionato in alcun modo. Oggi si fa il bis. Un bell’esperimento di bella radio trasformatasi in bella televisione, sia pure con qualche lentezza di troppo rispetto all’agilità quotidiana di Viva Radio2. E poi, diciamocelo, quegli autori in smoking in prima serata gridano ancora vendetta: Alberto Di Risio, sempre più eroe decadente, con la palpebra da gigolò anni Ottanta; Francesco Bozzi che con i suoi tratti di sicilianità pare uscito da un Brian De Palma minore; Riccardo Cassini con i bottoni pronti a cedere da un momento all’altro; Federico Taddia, che è una specie di Kate Moss al maschile, con un vestito inevitabilmente largo. Tutto questo, fortunatamente, in radio non si vede. E il bis di oggi di Fiore e dei suoi è il benvenuto. Ma a una condizione: non rinunciare a nulla di ciò che sono in radio.
Ma, per l’appunto, per un’eccezione fortunata, c’è una regola di fallimenti. Ad esempio, secondo noi, Deejay chiama Italia in onda su All music non funziona. Tanto sono bravi in radio, Linus e Nicola - con i loro tempi, il loro regolarsi a vicenda, la loro capacità di sapersi divertire divertendo, che sono il punto di forza dell’appuntamento del mattino di Deejay - tanto sono inutili in televisione. Oddio, è vero che l’appuntamento televisivo non fa perdere nulla a quello radiofonico e che basta non accendere la tivù per tornare all’effetto di prima. Ma resta una domanda: perché rischiare di rovinare la magia della radio? Soprattutto quando è magia vera, come è nel caso di Linus e Nicola.
Insomma, la tivù non soppianta la radio. Così come non credo che possa soppiantare la radio la tivù sul telefonino. Ho avuto la fortuna, la scorsa settimana, di discuterne (in radio, ça va sans dire) con Lamberto Sposini, che invece ci crede. Ci crede così tanto da essere diventato direttore della rete informativa de La3tv. Alla fine della puntata del Comunicattivo di Igor Righetti, sempre migliore, di cui eravamo ospiti, ognuno è rimasto della sua opinione.

Ma l’appuntamento di Radiouno (dal lunedì al venerdì, dalle 15,37 alle 16), ha regalato un grande pezzo di radio e discutere con Sposini è stato un piacere. Anche senza tivù. Con discorsi che in tivù non potranno mai andare. La morale è sempre quella: la radio sia radio. La tivù può attendere.

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