Rajoy, l’eterno secondo Ora potrebbe farsi da parte

da Madrid

Doveva diventare il nuovo primo ministro della Spagna già nel 2004: i sondaggi gli promettevano la vittoria ancora a pochi giorni del voto del 14 marzo. Poi, l’11, le stragi dei treni a Madrid (191 morti) cambiarono le carte in tavola. Dopo 4 anni di opposizione dura in parlamento, Mariano Rajoy, 53 anni il 27 marzo, l’eterno «secondo» (prima di Aznar, poi dietro il premier socialista), sembra aver perso la sua ultima chance. Nella lunga campagna Rajoy ha cercato di presentare al Paese un volto moderato, e di sfumare l’immagine di duro. Nei due duelli in tv con il premier uscente è però stato aggressivo, lo ha accusato di avere «mentito» al Paese sulle trattative condotte con l’Eta. Pragmatico, ha evitato di annunciare marce indietro spettacolari sulle riforme «etiche» di Zapatero, come il matrimonio gay o il divorzio veloce preferendo parlare di correzioni. Non gli è bastato.

Ora potrebbe essere costretto a lasciare la guida del Pp a beneficio della «dama di ferro», Esperanza Aguirre, presidente della comunità di Madrid e «falco» del partito, o del sindaco della capitale, Roberto Gallardon, leader dell’ala centrista.

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