«Le regole» di Castiglioni per sedie, lampade e arte

L'eredità del maestro attraverso l'occhio e la mano di 17 progettisti che hanno realizzato disegni e sculture tra fantasia e divertimento

«Le regole» di Castiglioni per sedie, lampade e arte

Iniziamo dal luogo, lo Studio-Museo Achille Castiglioni, in piazza Castello: aperto da nemmeno dieci anni, è già diventato un sacrario-Wunderkammern, passaggio obbligato per chi coltiva l'interesse per il disegno industriale italiano. Poi il titolo della mostra, Le regole del gioco , da oggi all'11 aprile, omaggio ad Achille Castiglioni (1918-2002), uno dei più geniali designer del Novecento.

Una rilettura del suo lascito attraverso gli occhi di 17 progettisti di oggi che hanno realizzato per l'occasione installazioni, disegni, sculture e performance. Sì, ma quali regole? Quale gioco? Ci si può discutere: questa espressione ha a che fare da un lato con la fantasia, che è essenzialmente libertà, piacere, divertimento, gioco appunto; dall'altro con la razionalità richiesta dagli oggetti di uso quotidiano, come una lampada, o una sedia. Due poli, rigore e inventiva, che Castiglioni è riuscito a far combaciare nel respiro di una linea, nell'intuizione di una piega sorprendente nella solidità dei materiali.

Come nelle lampade Arco, Taccia (1962), o la pluripremiata Parentesi (1979), quella che sembra sospesa nel vuoto. Come nello sgabello Mezzadro (1957) e nella poltrona Sanluca (1959). Un'eredità che non è andata perduta. La mostra, curata da Luca Lo Pinto con la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti, e prodotta dalla Triennale in collaborazione con Fondazione Castiglioni, è lì a dimostrarlo: una collettiva che mette in campo un gruppo di artisti italiani e internazionali chiamati a realizzare dei lavori site-specific.

In questo caso senza troppe regole, se non quella, che è più un suggerimento, di non invadere ma intervenire in modo sottile e continuativo, con opere che si integrassero con gli oggetti, gli strumenti e i ricordi già presenti nello studio, che testimoniano 70 anni di lavoro e invenzione. D'altra parte lo diceva lo stesso Castiglioni: «Bisognerebbe progettare partendo da quello che non si deve fare per poi trovare alla fine quello che si deve fare». Detto fatto: Alek O.

, Stefano Arienti, Richard Artschwager, Céline Condorelli, Thea Djordjadze, Jason Dodge, Martino Gamper, Max Lamb, Christoph Meier, Amalia Pica, Lisa Ponti, Charlotte Posenenske, Riccardo Previdi, Emilio Prini, Carol Rama, Mandla Reuter, Patrick Tuttofuoco si sono immersi nell'immaginario di Castiglioni e ne hanno riportato a galla frammenti di estro: composizioni di fantasia, suppellettili, scatole di legno da cui sbucano forme metalliche, come missili o improbabili palle da biliardo, pannelli traslucidi innervati da componenti elettroniche, teche, scaffalature, modelli, libri, sculture, riviste, progetti e perfino strumenti musicali suonano la sinfonia di settant'anni di arte al servizio del quotidiano.Orari: mar-ven 17-20, sab e dom 15- 20, ingresso euro 7 su prenotazione.

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