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Riecco l’iceberg vagabondo ecotormentone di ogni estate

NapoliStiamo tranquilli, si scioglierà. Nel caso non dovesse farlo, potremmo sempre chiedere a Bruce Willis di bombardarlo, dopo avergli piazzato intorno, e magari anche al collo, qualche decina di telecamere per riprendere da tutte le angolazioni il più grande reality show mai visto sul genere «Umanità versus Natura. Il giudizio finale». Tutti dimentichi, come diceva Freud, che tanto la Natura è inaffondabile.
Ad ogni modo, l'enorme iceberg che tre giorni fa si è staccato dal Petermann Glacier, sulla costa nord-occidentale della Groenlandia, ha già lanciato i quotidiani del mondo nella gara di chi fa il paragone più impertinente. Come del resto succede tutti gli anni. L'iceberg ha una superficie maggiore dell'isola d'Elba, 260 chilometri quadrati contro 225. Ha uno spessore di 200 metri, più della metà dell'Empire State Building (ma senza antenna televisiva). L'acqua di cui è composto, una volta immessa (ma in che modo?) nella rete idrica, potrebbe dissetare tutti gli Stati Uniti per quattro mesi di fila (ma perché gli Stati Uniti e non il Sahel?). L'iceberg è grande tre volte Manhattan. È il più grande mai staccatosi dalla Groenlandia dal 1962. Permetterebbe a zia Berta, del chiosco tra Cinquale e Forte dei Marmi, di prepararvi granite al cardamomo per i prossimi due milioni di anni (quest'ultima è inventata).
Sta di fatto che i ricercatori canadesi e quelli americani del Delaware lo stanno tenendo sotto sorveglianza, dopo averlo individuato attraverso i satelliti della Nasa. Per il momento l'iceberg si trova un migliaio di chilometri a sud del Polo Nord e sta per entrare nello stretto di Nares, tra Groenlandia e Canada. Successivamente, il suo tragitto più probabile sarà costeggiare l'isola di Baffin e le province di Terranova e Labrador: lo stesso percorso fatto a suo tempo, ma per il momento bisogna dirlo a bassa voce, dall'iceberg che finì in collisione con il Titanic il 14 aprile del 1912.
Il Canadian Ice Service, intanto, ha già iniziato a fare qualche simulazione su cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi: l'iceberg potrebbe dividersi in numerosi pezzi, che si scioglierebbero con più rapidità; potrebbe incagliarsi sulle piccole isole nello stretto di Nares, arenandosi o, di nuovo, frammentandosi; oppure potrebbe continuare intonso il suo tragitto e mettere in pericolo, di fatto, le rotte navali del nord Atlantico. È ancora troppo presto per prevederlo.
Siamo alle solite. Appena un iceberg si stacca ricomincia la litania: «Colpa del surriscaldamento globale», hanno dichiarato un po' tutti i catastrofisti. Il più coriaceo è stato Ritzau Stefan Flothmann, responsabile della campagna sul clima di Greenpeace: «D'ora in poi sarà drammaticamente più veloce lo scioglimento dei ghiacci nella calotta glaciale della Groenlandia». «È piuttosto difficile affermare - gli ha replicato Andreas Muenchow dell'università del Delaware - che la responsabilità è dell'aumento delle temperature globali. I dati relativi al mare intorno al Petermann Glacier sono registrati solo a partire dal 2003. Non è sufficente per trarne conclusioni del genere».
«I soliti catastrofismi interessati - ci dice Riccardo Cascioli, autore, insieme a Antonio Gaspari, di I padroni del pianeta. Le bugie degli ambientalisti su incremento demografico, sviluppo globale e risorse disponibili e di Catastrofismo e fine dei tempi (tutti e due per Piemme) - Lo staccarsi di un iceberg è un fatto assolutamente normale. Soprattutto in questo periodo dell'anno capita di frequente.

Già da tempo il volume dell'Antartide sta aumentando ed è in ripresa anche quello del Polo Nord, dopo alcuni anni passati a restringersi, quindi dove sarebbe questo surriscaldamento e conseguente scioglimento dei ghiacciai colpevole di creare questi iceberg in quelle regioni?». Ma forse è il caso di chiamare lo stesso Bruce Willis. Contro i catastrofisti.

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