The River, un horror poco credibile

È morto o no nella sua ultima spedizione in Amazzonia il celebre esploratore Emmet Cole, famoso per i suoi programmi naturalistici? Per anni ha portato i suoi followers televisivi nei luoghi più misteriosi del pianeta, suggestionandoli con il mantra «C’è magia qui intorno». Ma ora, dopo mesi di ricerche, si arrendono tutti, abbandonando all’oblìo l’istrionico Cole (Bruce Greenwood) e la sua troupe. L’unica a non rassegnarsi è la moglie Tess (Leslie Hope): Emmet non può essere sparito nel nulla, andiamo lì e lo troviamo. Fosse uno scherzo e l’Amazzonia un fazzoletto di terra. The River (SkyUno, giovedì, ore 21,10) è la nuova serie tv prodotta da Steven Spielberg e diretta dall’ex enfant prodige dell’horror, quell’Oren Peli già ideatore, regista e sceneggiatore di Paranormal Activity. In cambio della possibilità di filmare le nuove ricerche per trarne un documentario, un produttore accetta di far parte della missione disperata alla quale si unisce pure Lincoln (Joe Anderson), l’allucinato e contestatore figlio di Cole. Eccoci dentro la foresta, alla ricerca dello studio televisivo galleggiante dell’intrepido esploratore, tra corsi d’acqua limacciosi e serpenti di ogni specie.

Sono roba da educande in confronto con l’inquietante entità invisibile, animale portentoso e violento, che si ciba di sangue umano. Presentata come il nuovo Lost, la serie prodotta dall’americana Abc, batte le strade del paranormale al confine con l’horror. Ma può convincere solo un pubblico senza troppe ambizioni.

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