RomaGià a luglio Angelino Alfano si era impegnato ad eliminare lo «zaino di piombo» dei 6 milioni di cause civili arretrate. Ma il suo piano straordinario si era arenato dopo le proteste delle opposizioni.
Ieri, però, il ministro della Giustizia è riuscito a far approvare allunanimità dal Consiglio dei ministri il provvedimento che consentirà a 600 giudici ausiliari di scendere in campo al fianco delle toghe già impegnate nei tribunali. Saranno avvocati dello Stato e magistrati in pensione sotto i 75 anni detà. E i giovani laureati in Giurisprudenza potranno aiutare i giudici ad istruire le pratiche e a fare ricerche, perché verrà riconosciuta negli uffici giudiziari la pratica per diventare magistrato o avvocato oggi riservata a studi legali o scuole forensi.
Entro il 2015, per il Guardasigilli, loperazione si potrà concludere. Perché si calcola che solo gli ausiliari (pagati 20mila euro lanno a testa, con una spesa complessiva di circa 12 milioni di euro lanno) potranno smaltire 100 sentenze lanno, 60mila in totale.
Quello con il quale il governo riapre il suo impegno per la giustizia è un disegno di legge molto atteso, non un decreto comera previsto in origine. Prende di petto uno dei problemi più gravi del pianeta giustizia, quello di un «debito giudiziario», come ha detto il ministro, che pesa su efficienza e competitività del nostro sistema, frenando leconomia, limitando gli investimenti e danneggiando le imprese, alla stregua del debito pubblico. E infatti il ddl, entrato «fuori sacco» nel pacchetto di misure per lo sviluppo economico, è stato subito lodato dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Per accelerare i tempi viene anche introdotta la «motivazione breve», entro 30 giorni dal deposito delle memorie. Se le parti chiederanno la versione «estesa», dovranno farlo entro 15 giorni e il giudice ne avrà altri 30 per redigerla. Inoltre, i vertici degli uffici giudiziari ogni anno dovranno preparare un piano con criteri e numeri per lo smaltimento delle pendenze. Per ridurre poi il contenzioso civile in Corte dappello e in Cassazione da oltre 2 anni, le parti avranno un «termine perentorio» di 6 mesi per comunicare linteresse a proseguire nel giudizio, altrimenti la causa si riterrà estinta.
Il ddl, ha assicurato Alfano, sarà inviato al Csm per un parere. «Nei nostri tribunali - ha spiegato - in materia civile le cause che entrano in un anno coincidono a quelle che escono». Insomma, senza misure straordinarie lo «zaino» del pregresso resta immutato. Un passo avanti si è fatto con la riforma del processo civile e con linformatizzazione e nel 2010 i tribunali hanno smaltito 200mila cause in più rispetto a quelle entrate. E poi, il 20 marzo entrerà in vigore la mediazione civile obbligatoria per ridurre le nuove cause.
Per Alfano, «la giustizia civile sta cominciando a funzionare». Ed è quella più in affanno, come testimoniano le tante condanne in sede europea e il mare di ricorsi per il risarcimento dovuto dallo Stato per i tempi lunghi della giustizia, secondo la legge Pinto.
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