da Roma
La Finanziaria 2006 perde un pezzo che va a finire, profondamente modificato, nella manovra correttiva approvata ieri dal governo. Il governo ha rinunciato definitivamente alla cosiddetta «tassa sul tubo» destinata alle imprese che usufruiscono delle reti di distribuzione dellenergia elettrica o del gas. A convincere il ministero dellEconomia non sono state tanto le contestazioni che in queste settimane sono arrivate dalle società colpite dalla tassa e dalle opposizioni, quanto lindividuazione di una nuova misura che ha il duplice pregio di avere lo stesso impatto finanziario nel 2006 e di portare qualche milione di euro in dote anche ai conti dellanno in corso. In complesso meccanismo consiste nellallineare la deducibilità fiscale degli ammortamenti «dei beni materiali e strumentali» a quella regolatoria, a quella cioè in vigore per la determinazione delle tariffe, basata sulla vita utile degli impianti. Il prossimo anno porterà alle casse dello stato 800 milioni di euro, la stessa somma attesa dalla vecchia tassa sul tubo. Si tratta inoltre di una misura strutturale che non avrà impatto sulle bollette finali della luce e del gas. E che vale, ha spiegato il ministro dellEconomia Giulio Tremonti, «già dallacconto del 2005» previsto per novembre. In altre parole si anticipa quanto dovuto dalle imprese al fisco senza modificare il livello di tassazione. Le entrate in più si spiegano con lallargamento della platea dei destinatari. Non più, come allinizio per la contestata tassa sul tubo prevista dalla bozza di Finanziaria, solo le grandi reti di trasmissione dellenergia - e quindi le due società Snam e Terna, che ieri hanno espresso soddisfazione per le novità - ma tutti gli operatori, municipalizzate e aziende di distribuzione comprese. Il precedente regime sugli ammortamenti - ha spiegato il premier Silvio Berlusconi - «conferiva un ingiusto privilegio» al settore dellenergia e a quello elettrico.
Sempre a proposito di Finanziaria cè da registrare un tentativo di far ripartire il confronto tra governo, sindacati e autonomie locali. Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha chiesto al governo di «ascoltare» le ragioni degli amministratori.
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