Scajola-Giordano, come riempire una sala in tempi di antipolitica

Hotel Sheraton-che-più-pieno-non-si-può per il presidente del Copasi Claudio Scajola intervistato dal direttore del Giornale Mario Giordano. Nonostante l'ora, la domenica sacra del dopo partita, il vento gelido e l'autostrada intasata. Un Popolo della Libertà che in numeri faceva milleduecento ospiti chiamati a raccolta dal coordinatore cittadino candidato alla Camera Roberto Cassinelli. Che saluta i «cari amici» sulle note di «azzurra libertà», passa per De Gasperi, Reagan, Einaudi e Luther King, e annuncia l'approfondimento. Giordano strabuzza gli occhi, che il salone eccezionalmente tracolla «in questo momento di antipolitica». Mica finita. «Se poi usi uno slogan spericolato come aggiungi un posto a tavola per un elettore in più, il rischio è che ci si chieda se non hanno mangiato già abbastanza in questi anni». In crescendo. E il direttore dà fuoco alla miccia: una virata sui partitini che ciucciano soldi pubblici, «mancano solo gli amici del pesce in carpione e dei pomodori verdi fritti e siamo posto»; la sciabolata al governo Prodi sullo stop alle grandi opere e la stoccata a Veltroni e alle sue priorità in mutazione perpetua: «o gli spieghiamo cosa vuol dire priorità o deve cambiare dizionario». Preambolo ad attizzare, poi la domanda topica sul pasticciaccio-schede e la rivelazione di Scajola: «Ho chiamato Amato per contestarle ma non si è fatto trovare».
La percezione comunque è a mille: «Su 32 province ne ho visitato 26: da Aosta a Reggio Calabria la partecipazione è in crescita e Berlusconi fa più presenze del '94». Applausi. Giordano zoomma sui toni bassi che potrebbero incentivare l’astensionismo; Scajola lo stoppa: «Credo che la campagna elettorale fatta sull'analisi delle difficoltà del Paese sia stata capita. A Genova un noto imprenditore mi ha detto che ha sempre votato a sinistra; oggi sceglierà noi perché crede al nostro messaggio di responsabilità». Poi i dati reali: «Le passate comunali e provinciali a Genova hanno dimostrato la vicinanza alla sinistra, ma ad Imperia puntiamo al 70 per cento. Abbiamo diviso la Liguria in spicchi con obiettivi da raggiungere. Senza contare che la giunta Burlando è tra le giunte regionali a più basso gradimento in Italia». Giordano stuzzica la questione-catapultati: «Ce ne sono anche nel PdL. Esclusioni illustri possono creare danni?». Scajola fa nomi e cognomi: «Alfredo Biondi ed Enrico Nan non sono dentro, ma continuano a partecipare a tutte le iniziative. Abbiamo una lista stretta e corta come la Liguria; l'intento era inserire persone che dessero l'idea del grande rilancio. Abbiamo una catapultata di spicco in Liguria come Fiamma Nirenstein, ma c'è il nostro Luigi Grillo in Puglia. Nel PD invece sanno di perdere, la Melandri è andata a piangere un posto, hanno dato un'occhiata in giro e dove la piazzano? Nella regione dove ci sono più merli, in Liguria».
I due hanno preso quella china: d'obbligo la domanda di Giordano sulla novità-Veltroni in pista dal '75, con Scajola che chiosa positivamente sul PD «che va a semplificare il sistema» e sterza su Veltroni-scelta obbligata: «Ma è partito troppo presto e non fa promesse credibili. È un piazzista che non concretizza». Giordano ci mette del suo con la grande imbarcata che «s'è data un tono, anzi un Tonino... Di Pietro». Ritmi serrati, che Giordano vuole conoscere almeno cinque provvedimenti urgenti per il primo Consiglio dei Ministri. E Scajola lo accontenta: «Aumentare lo stipendio dei dipendenti, aiutare la piccola impresa con studi di settori rivisitati per categorie economiche e territorio; pagare l'Iva a fattura incassata; attuare detassazione per i figli finché non lavorano e puntare sull'anziano-risorsa».
Poi le grandi emergenze immondizia e Alitalia: «Credo ci siano le condizioni per salvare Alitalia mantenendola nella sfera italiana. Quanto ai rifiuti, la faccenda tocca Genova da vicino. Qui fra un paio d'anni succederà come a Napoli: la discarica di Scarpino è esaurita da tre anni. Ne aveva prorogato l'uso Sandro Biasotti nell'attesa del termovalorizzatore. Poi è arrivato Burlando e morta lì». Il discorso scivola sui costi dell'energia elettrica: «la paghiamo il 30 per cento in più della Francia. Oggi i sondaggi ci dicono che gli italiani sul nucleare hanno finalmente capito. Impianti all'avanguardia e verifiche, magari non facendo pagare la bolletta a chi ospita gli stabilimenti». Giordano gli fa confessare due errori commessi quando stavano al governo: «I tempi lunghissimi sull'art. 18 e la riforma delle pensioni».
Tempo scaduto, piatti in tavola, «la prossima intervista gliela faccio al Ministero» butta lì il direttore, ma Scajola è da scuola: «Per noi decide sempre Berlusconi». La stanchezza, semmai, si sente il giorno dopo.

Che ieri Scajola nel Tigullio non c’è andato per un lieve malore. Stanchezza, appunto, dice il dottore. Ma solo mezza giornata di riposo, perché oggi il leader è già in pista. Letteralmente. Sulla pista dell’aeroporto di Villanova, ad accogliere Berlusconi.

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