Scapagnini: «La mia odissea per sconfiggere il tumore»

Un tumore tra i più aggressivi, un intervento chirurgico di 12 ore, una recidiva devastante, una cura sperimentale, 60 giorni di coma, 12 mesi di riabilitazione, fino alla guarigione completa: Umberto Scapagnini, 69 anni, racconta la sua lunga avventura tra la vita e la morte. Neurofarmacologo, ricercatore a San Francisco e a Boston, medico personale di Silvio Berlusconi, sindaco di Catania (con qualche strascico di natura giudiziaria, tra cui una condanna a 4 mesi per abuso d’ufficio), Scapagnini ha ripreso la sua attività di parlamentare, occupandosi del progetto di legge sul testamento biologico, proprio perchè segnato dalla sua personale vicenda. E davanti a una platea di medici al Congresso «Medico Cura Te Stesso» ha suscitato l’emozione dei colleghi.
Nel 2007 è ancora sindaco di Catania quando scopre di avere un melanoma sotto il muscolo temporale, davanti allo zigomo. Dopo un intervento di 12 ore di chirurgia maxillo facciale, per la radioterapia si reca al San Raffaele, curato da professor Ferruccio Fazio, attuale ministro della Salute. «Tutto sembrava andare per il meglio - racconta Scapagnini - quando un incidente stradale mi riporta in ospedale. Al Forlanini di Roma vengo operato al torace dal professor Massimo Martelli. Tutto bene, ma le difese immunitarie precipitano e il melanoma riprende vigore generando otto metastasi. Con i medici curanti e mio figlio si decide di provare con un farmaco biologico sperimentale, un anticorpo monoclonale anti CTL4».
Il farmaco è efficace, ma ha un effetto collaterale che quasi uccide il paziente: «Mi ha disidratato, portandomi a una situazione dismetabolica incompatibile con la vita. Entro in coma e ci resto per 60 giorni. Ho tre setticemie, con blocco respiratorio e blocco renale. Mi danno per morto e sui giornali appare anche qualche necrologio».

Scapagnini riesce ancora una volta a uscirne ma deve reimparare a respirare, a deglutire, a muoversi, perchè è anche completamente paralizzato. Ci vogliono 12 lunghi mesi. Un mese fa l’ultima Tac: del melanoma non c’è più traccia, solo qualche tessuto fibroso. «Corro come un ragazzo» dice. É la vita che ritorna.

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