La scienza scopre Calciopoli: era necessario?

Statistiche e algoritmi per dimostrare la grande verità: si truccavano le partite

Alla fine, ci sono arrivati anche gli economisti: nel campionato di calcio italiano molte partite erano truccate. Si sa: applicando lo stesso rigore scientifico utilizzato per snidare le implicazioni inflazionistiche indotte dalle decisioni di politica monetaria, il rischio è quello di arrivare buoni ultimi, con un passo degno del mai abbastanza rimpianto Jorge Luis Da Silva Jiuz, altrimenti detto «andamento lento» Andrade. La ricerca «The Italian Job» di Tito Boeri dell’Università Bocconi e di Battista Severgnini della Humboldt University sembra infatti la fotocopia, con quarti di nobiltà accademica, delle chiacchiere da Bar Sport poi diventate titoli e articolesse di giornale, quindi inchieste della giustizia sportiva e financo di quella ordinaria che certo non brilla per rapidità. La sola differenza sta nel punto di partenza peculiare: le chiacchiere sono sostituite da un diluvio di statistiche, l’esoterismo degli algoritmi prende il posto delle confessioni di chi è stato colto con le mani nella marmellata. Obiettivo, la messa a punto di un modello matematico, basato sull’estrazione degli episodi accaduti nei match considerati manipolati dalle inchieste sportive e giudiziarie e sull’individuazione di episodi analoghi in altre partite. Questo modello è stato quindi applicato alle gare di campionato il cui risultato più si è discostato dai pronostici, mettendo a confronto fra l’altro i precedenti tra le squadre e la posizione in classifica.
Lo sforzo è stato insomma notevole. Il problema sta nelle conclusioni tratte, dopo tanto lavoro, dai due autori. Per esempio? Per esempio, gli episodi di «malaffare» calcistico sono stati più numerosi nei campionati incerti. Verrebbe da dire: elementare, Watson. Se la mia squadra ha un vantaggio abissale, chi me lo fa fare di comprare le partite? Oppure: il sistema utilizzato dai mogging manager faceva leva sulla possibilità di designazione degli arbitri e sulle critiche di giornalisti compiacenti agli stessi direttori di gara. Che in questo modo rischiavano di non essere più chiamati a dirigere le gare più importanti, fonte di notevoli guadagni.

Non a caso, proprio alla ricerca di una maggiore trasparenza, è stata reintrodotta la scelta unica del designatore. Quanto a una più larga diffusione dei diritti televisivi invocata dalla ricerca, è questione che lasciamo agli economisti.

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