«Lo Scudo crociato è vivo e vegeto. E sta col Pdl»

È più una scommessa che una domanda, sia tra i politici che tra gli elettori: e se domani tornasse la Democrazia cristiana con lo Scudo, quello rosso e immacolato, quanto prenderebbe? Alcuni puntano sull’8%, altri arrivano addirittura al 10%, ma tutti di una cosa van certi: nessun «crociato» avrebbe sbagliato un segno sulla lista, dimostrando che la politica è una professione. Ancor più che una professione, è l’ombra di una vita, come in Giuseppe Pizza, sottosegretario del ministro Gelmini e attuale segretario della Dc. In questi anni Pizza ha tenuto aperta l’antica sede Dc in piazza del Gesù a Palazzo Cenci, è salito regolarmente nel suo ufficio ricavato nella stanza che era stata la camera da letto di Alcide De Gasperi, ha portato avanti una battaglia giudiziaria per tenersi lo Scudo originale. Ora il congresso, che si è aperto ieri a Roma: il ventunesimo, tiene a sottolineare, perché «in noi non c’è inclinazione nostalgica. Quando esiste una lesione nel tempo, c’è anche la nostalgia, ma la Dc con il passato non ha mai rotto».
Come: è sempre stata presente?
«Avevo 17 anni quando iniziai il mio impegno, ora ne ho 62. Ho imparato che un partito è vivo finché non è stato mandato a casa dagli elettori. E così, se non sbaglio, per la Dc non è accaduto. Come sappiamo furono i giudici e la debolezza dei dirigenti dell’epoca a segnare l’arresto di una storia che, non dobbiamo mai dimenticare, ha ricostruito il Paese dopo la guerra. Alcuni danno la colpa di quella presunta morte alla distruzione del Muro di Berlino. Analisi errata: ma se proprio in Germania c’è una democristiana come Angela Merkel!».
Due numeri sul Congresso.
«Ci sono 1500 delegati da tutta Italia ma soprattutto, in mezzo a tanti, proprio tanti giovani, c’è Vincenzo De Michele, 90 anni, ex presidente della Provincia di Caserta, che ha partecipato a tutti i congressi. Questa è la continuità che dimostra che la vita del partito non è mai stata tranciata. La sua scomparsa era solo apparente».
È convinto di ottenere il tanto agognato simbolo?
«La vicenda è stata lunga e spinosa. A breve dovrà pronunciarsi la Cassazione, ma credo che ce la faremo a riprendercelo, solo per l’amorosa attenzione che gli abbiamo dedicato in questi anni. So che non sarà d’accordo Pier Ferdinando Casini, ma può dire qualcosa proprio lui, che è stato il primo ad abbandonare la nave mentre affondava?».
E poi?
«Non mi viene neppure in mente di poter rifare la Dc di un tempo. Immagino una forza fresca e matura che ritorni ad ispirarsi a quell’umanesimo integrale, vicino alla dottrina della Chiesa, che fu il progetto di Sturzo, De Gasperi, Moro».
Si mormora che Silvio Berlusconi nutra un particolare amore per lo Scudo Crociato.
«Il premier mi è stato accanto in questa vicenda, da vero amico. Sì, è legato alla Dc e alla croce rossa in campo bianco. Anche noi siamo alleati al Pdl in queste elezioni, in Regioni come la Liguria, il Veneto, la Campania, la Puglia. In alcuni piccoli comuni lo Scudo è già a capo della lista. Vorrei sottolineare una cosa, di cui non si tiene mai conto. È difficile non stare vicini agli ex democristiani perché sono ancora la maggioranza del Parlamento. Analizziamo la realtà. Un giorno in aeroporto con Scajola ci siamo divertiti a contare quanti parlamentari fossero ex democristiani alla Camera e in Senato. Guardi: ce ne sono nella Lega, come nel Pdl e anche nel Pd. Ma le dirò di più: ce ne sono anche nella stessa Italia dei Valori!».
No! E li avranno votati senza turarsi il naso?
«Questo è il nostro Paese. Ora mi aspetto un bel Congresso».
Il premier verrà?
«Stiamo definendo in che modo sarà presente.

L’importante è che arrivino le nuove leve. Mi sono impegnato a portare avanti la Dc fino all’acquisizione del simbolo e poi per un nuovo leader si vedrà».
Un nome?
«Non posso. Solo una semplice qualifica: un giovane».

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