A scuola di barche con gli architetti

A scuola di barche con gli architetti

Luisa Castellini

«Oggi il design è l'equivalente dell'architettura negli oggetti che ci circondano. Superato il binomio forma-funzione, ha trasformato la sua veste ed è diventato una semantica: l'oggetto significa se stesso, è strumento di comunicazione».
Con queste parole Gillo Dorfles - critico d'arte e docente di estetica - ha aperto le danze della IV edizione di «Open Mind». Convegno all'insegna del dialogo e del confronto, promosso da BMW in collaborazione col periodico Yacht Design e lo Yacht Club Italiano. L'incontro si è tenuto ieri nella sede dello Yacht Club, nel clima adrenalinico del Salone Nautico.
Alla presenza di Carlo Croce (presidente Yacht Club Italiano) e Anton Francesco Albertoni (presidente Ucina) il convegno, moderato da Matteo Zaccagnino (direttore Yacht Design), ha abbracciato arte, architettura, design e, ça va sans dire, nautica, seguendo la suggestione della contaminazione. Ogni disciplina oggi è una zona fluida, un terreno di potenziale scambio con le altre, perché spesso «solo spostando il tema del contendere dal suo contesto si scoprono nuovi stimoli» ha suggerito Marco Saltalamacchia, presidente e amministratore delegato BMW Group Italia, che al Salone Nautico oltre al lounge ha portato lo splendido «Oracle», dopo aver dato vita alla BMW Match Race Academy in collaborazione con Yacht Club Italiano. Elasticità, libero fluire d'idee e sguardo puntato sull'obiettivo, sono doti indispensabili per alimentare la creatività e favorire «il trasferimento di know how da un settore all'altro» ha spiegato Laurenz Schaffer (BMW designworks) mostrando come nella progettazione di un oggetto - dall'automobile alla barca, ai lounge itineranti dei circuiti di Formula 1 - debbano trovare voce istanze ed emozioni diverse, per giungere alla creazione di un unicum. E d'ispirazione, rigore, ricerca e unicità nel settore della nautica, vi sono fulgidi esempi. Ken Freivokh - dell'omonimo studio di design - ha ripercorso le tappe della realizzazione del maestoso «Maltese Falcon», sintesi perfetta di tecnologia e tradizione con tre grandi alberi in carbonio che sostengono un sistema di vele quadre che evoca quello dei mitici clipper. All'interno, spazi liberi e in comunicazione l'uno con l'altro, scanditi dalla sincronia d'ogni dettaglio dell'arredo. Luca Brenta - firma internazionale dello yacht design - riflettendo sul tema del convegno, «il piacere della funzione e il rigore dell'estetica», ha ricordato come sia sempre necessario calibrare l'equilibrio tra forma e funzionalità, tracciando una sintesi delle nuove sfide imposte dal mutamento della nautica attraverso i suoi progetti, tra i quali il «Wally B» e il «Ghost».

Le nuove esigenze che il nostro tempo richiede, anche in materia di sostenibilità, sono state affrontate dall'architetto Filippo Pagliani, che ha preceduto l'intervento finale di Odile Decq, Leone d'Oro alla Biennale di Venezia alla VI Mostra Internazionale di Architettura, che ha debuttato nello yacht design con gli interni del «Wally 143».

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