La scuola va in piazza solo per motivi politici

Il comunicato che indiceva lo sciopero di venerdì 25 novembre aveva questo slogan: «Il personale della scuola sciopererà per rivendicare il diritto ad avere in busta paga gli aumenti contrattuali concordati». Era di fatto l’unica ragione sindacale che aveva portato a proclamare lo sciopero, il resto era un insieme di luoghi comuni di matrice pseudopolitica. Ebbene, il Consiglio dei ministri ha deciso di pagare gli aumenti contrattuali e di farlo entro la fine di dicembre, quindi logica vorrebbe che lo sciopero sia sospeso. Invece no, i sindacati, soddisfatti, lo confermano!
I casi sono due: o i leader dei sindacati-scuola hanno perso l’uso della ragione oppure questo sciopero non è sindacale.
Difficile credere che un’epidemia di follia abbia colpito i vertici del sindacalismo scuola, più probabile che il mondo della scuola sia portato in piazza per motivi esclusivamente politici, preelettorali. Questo la scuola non lo può accettare.

È ambito di educazione, non di scontro politico, e non aderire a questo sciopero è affermare che noi a scuola ci andiamo ogni giorno per introdurre i giovani alla positività della vita.

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