(...) le più apparentemente inconciliabili. Diffidiamo di coloro che vendono verità precostituite e crediamo che il confronto arricchisca sempre e comunque. Questo vale in tutti i settori. Nello sport, se possibile, il confronto è più caldo, ai limiti del surriscaldamento.
Dopo che ho scritto della mia scelta di chiamarmi fuori dal parlare di calcio, sul Giornale e in televisione a Primocanale - emittente che non smetteremo mai di ringraziare per laiuto che ospitandomi ha dato al Giornale e alla sua diffusione anche in fasce di nostri lettori non abituali - abbiamo ricevuto molte reazioni. Per la maggior parte favorevoli; in qualche caso, come il vostro, dubbiose. La posizione di «rimanere in piedi in un mondo di rovine» è assolutamente apprezzabile, anche perchè sottintende la volontà di non mollare mai, così come il riferimento agli Ultras blucerchiati.
Capaci di dimostrare settimana dopo settimana che gli Ultras non sono orde di barbari, ma tifosi capaci di posizioni coraggiose, di iniziative solidali e straordinarie e di fede nei propri colori. Senza far violenze. Ma, anzi, continuando a subirle verbalmente da chi - forse troppo avvezzo ad essere circondato da camerieri e non da critici - li vorrebbe asserviti.
Negli ultimi mesi ogni volta che sento parlare Novellino o Garrone dei rapporti con la Sud rabbrividisco. Dovrebbero solo ringraziare i tifosi e soprattutto gli Ultras per come appoggiano la squadra, sempre e comunque, indipendentemente dai risultati e dal gioco, e a costo di grossi sacrifici personali. Invece, anzichè scusarsi per quello che li hanno costretti a vedere per mesi e mesi, storcono il naso.
Mi piacerebbe dirlo e urlarlo. Se solo il calcio fosse vero. Se solo la legge fosse uguale per tutti. Ma, oggi, lamarezza è troppo forte.
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