SE IL RAZZISMO È ALLA ROVESCIA

SE IL RAZZISMO È ALLA ROVESCIA

Mini-riassunto per i non liguri e per gli smemorati: nei mesi scorsi la Regione Liguria ha approvato una legge sull’immigrazione in cui si riconoscono agli extracomunitari, spesso anche ai clandestini, una lunga serie di diritti che i cittadini liguri e italiani possono scordarsi. Nel dibattito su questa legge regionale non ci siamo fatti mancare niente, dagli emendamenti sul finanziamento del rimpatrio delle salme al riconoscimento gratuito agli extracomunitari di alcune visite specialistiche (non di prima necessità, non stiamo parlando del pronto soccorso dove è il senso di umanità a vincere su qualsiasi altra considerazione). Talvolta, anche ai clandestini in violazione della legge Bossi-Fini.
E tutto questo avveniva mentre i cittadini italiani venivano spremuti da una serie di balzelli, accise e tasse, anche regionali, frutto della politica «lacrime e sangue» del governo Prodi-Visco-Padoa Schioppa. Addirittura, si era arrivati al paradosso del superticket di dieci euro a ricetta sulle visite specialistiche per fare gli stessi esami che invece venivano gentilmente offerti a chi non aveva i titoli per stare sul territorio italiano.
Si tratta del classico caso di «razzismo al contrario», cioè di una disparità nei confronti degli italiani regolari. Ma dirlo non è politicamente corretto e si rischia di essere tacciati di razzismo. Noi quel rischio lo corriamo volentieri perchè siamo convinti che il politicamente corretto sia una delle sciagure italiane e, soprattutto, siamo convinti che le palesi ingiustizie siano, quelle sì, foriere di razzismo e di incomprensioni etniche.
Insomma, nessun malinteso «buonismo». Il modello è quello tracciato da Giorgio Gaber, ottimo maestro, nel Potere dei più buoni, dove ironizza su questa tendenza tutta italiana, sorridendo amaro: «E per gli zingari degli albergoni coi frigobar e le televisioni. É il potere dei più buoni».
Ecco, se questi sono i buoni, noi siamo cattivi, cattivissimi. E abbiamo condiviso in pieno la cattiveria con cui i gruppi regionali di Forza Italia, An, Lega Nord, Lista Biasotti, Per la Liguria e la ritrovata Udc - che grazie a Nicola Abbundo e Matteo Marcenaro è tornata a pieno titolo nell’opposizione e sta facendo un ottimo lavoro consiliare e nel partito, rivitalizzato dai nuovi ingressi - hanno presentato la raccolta di firme per un referendum popolare abrogativo della legge ligure.
Il problema è che, dopo gli annunci in pompa magna, le notizie sulle raccolte di firme latitano. Certo, la Lega di Francesco Bruzzone ha messo qualche banchetto alle feste del Carroccio; certo Gianni Plinio e il gruppo consiliare di An si sono aggregati alla battaglia leghista, ma resta il fatto che la raccolta di firme va avanti adagio, quasi ferma. Ed è un vero peccato perchè la soglia richiesta per arrivare al referendum non è certo impossibile da raggiungere: 50mila firme soltanto. E, soprattutto, il Consiglio regionale ha già dato il via libera formale ritenendo ammissibile il quesito.
Ora, però, occorre un colpo di reni.

Se l’impegno per raccogliere le firme sul referendum contro il razzismo alla rovescia fra agosto e settembre sarà pari a quello che ha accompagnato il quesito elettorale nelle ultime settimane, è fatta. Altrimenti ci ritroveremo su queste pagine a parlare dell’ennesima occasione perduta.

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