«La sera che Wojtyla mi parlò in polacco»

«Tornai dall’America per vedere con lui La vita è bella, lo salutai nella sua lingua, ma mi prese alla lettera»

Paolo Scotti

da Roma

Inarrestabile. Incontenibile. Insuperabile. Perché si sa cosa succede, quando si lascia campo libero a Roberto Benigni. L’occupa tutto lui. E come solo lui sa fare. Cos’è successo ieri sera, su Canale 5, nell’ultima, straordinaria puntata di Il senso della vita: Paolo Bonolis ha ospitato il comico toscano per un’intervista-fiume di oltre un’ora e un quarto, la prima concessa da Benigni a Mediaset («dov’è Berlusconi? - scherzava -. Sono a casa sua e non viene neppure ad offrirmi un caffè?»), ma soprattutto la prima in cui l’irresistibile artista si sia raccontato a tutto tondo, evocando i ricordi più intimi, rivelando i segreti più inediti. Ogni volta partendo da una foto che Bonolis gli proponeva, e che lui - da par suo - commentava.
Un paese chiamato Misericordia. «È il posto dove sono nato - ha raccontato, davanti alla prima foto -. Io sono un uomo di terra. E il mio babbo e la mia mamma erano come zolle». Toccante il ricordo di papà Luigi. «Il mio babbo non aveva niente. Era l’ultimo. Ma siccome i bambini ragionano come Dio, per me bambino, mio padre era il primo». E il giorno in cui Luigi incontrò al Quirinale il presidente Ciampi, «vidi insieme il primo e l’ultimo».
Babbo Luigi e Mamma Isolina. Due tipiche foto-tessera anni ’40, e una valanga di accorate memorie. «Molti episodi di La vita è bella li ho presi dai racconti di mio padre, che passò due anni in un campo di prigionia riducendosi a pesare 43 chili». Tornato a casa svenne e cadde in coma davanti alla futura moglie; «allora lei fece un voto alla Madonna di Castiglione, e le donò quattro anatraccoli. Quattro giorni dopo mio padre si risvegliava dal coma».
Il circolo «Unione» di Vergaio. Ovvero il circolo di sinistra dove il piccolo Roberto andava col padre, «e dove improvvisavamo le “ottavine”, cioè le poesie di otto versi endecasillabi a rima alternata, su temi liberi». «Allora perché non ce ne improvvisi un paio?» ha proposto Bonolis. E Benigni è partito in quarta con due «ottavine», una su Berlusconi e una su Prodi. «Son Silvio Berlusconi, io son la stella/votatemi e un miracolo vi aspetta/Prodi vi porta un po’ di mortadella/e ve la porta con la bicicletta». Quella di Prodi: «So che vuoi trasformare l’acqua in vino/e che ti paragoni a Gesù Cristo/ ma il tuo governo sperpera e scialacqua/ mi sa che tu trasformi il vino in acqua».
Berlinguer. «Lo sorpresi da dietro, all’improvviso - sghignazza il comico, davanti alla celebre istantanea che lo immortala mentre prende in braccio il presidente del Pci -. La foto finì in tutte le Case del popolo, e un giorno in Sardegna Berlinguer mi disse: “Con quel gesto lei mi ha fatto tornare bambino. Se permette le offro la cena”». Ma l’episodio più «benignesco» accadde a Reggio Emilia: «Feci uno show, cui doveva seguire un suo comizio. Allora lo presentai così: “E ora che vi ho esposto il programma, vi presento il comico del partito”».
Nicoletta. Quanto Benigni straveda per sua moglie Nicoletta Braschi, è sotto gli occhi di tutti. «La prima volta la vidi a un saggio dell’Accademia Silvio D’Amico, diretto da Ronconi. Era come una montagna di neve. Qualcosa di immenso, eppure fragilissima. Lei nello sguardo ha l’anima. Non le ho mai dedicato niente perché tutto quello che ho fatto, in realtà, l’ha fatto lei».
Fellini e Totò. Emozione e gratitudine per «due miti che io farei santi. Fellini s’immergeva nelle cose per riportare alla luce una scintilla di quello che siamo tutti noi. Totò dimostrava la differenza che c’è fra comico e tragico: il comico è crudele, perché ci mostra la piccolezza dell’uomo. Il tragico no, perché ci mostra la sua grandezza».
Wojtyla. Del tutto inedito l’aneddoto su Giovanni Paolo II. Nel ’97, appena giunto a Los Angeles, Benigni riceve una telefonata dal Vaticano: «Domani Sua Santità vorrebbe vedere assieme a lei La vita è bella». «Ripresi subito l’aereo. Nicoletta no: aveva un’allergia. Subito il Papa mi chiese perché mia moglie non ci fosse. Risposi: “Il medico ha detto che non l’avrebbe fatta partire nemmeno se gliel’avesse chiesto il Papa”. Lui ci rise per cinque minuti». Ma il bello accadde all’inizio dell’incontro: «Gli dissi una frase in polacco che avevo imparato a memoria. E lui mi parlò in polacco per tutto il resto della serata».
Maria. «Forse Dio non esiste. Ma la Vergine è certamente sua madre». Il momento più alto, e più emozionante assieme, è stato quello in cui Benigni ha spiegato il personalissimo, incontenibile amore che lo lega alla figura della Madonna. «Noi non possiamo nemmeno immaginare quanto questa donna abbia fatto per noi. E per tutte le donne.

Prima di lei la donna era o strega o “riposo del guerriero”. Con lei la donna è diventata la cosa più bella del mondo: unica, irraggiungibile, protagonista dell’arte, della poesia, dell’amore. Con Maria la donna sta sopra a tutte le cose».

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