Serialità

Intrighi di corte e sfrenate passioni: Versailles, la serie (poco) storica

Una versione pop e spregiudicata sul mito del Re Sole. Versailles è la serie che racconta la gioventù di Luigi XIV ed è su Netflix

Intrighi di corte e sfrenate passioni: Versailles, la serie (poco) storica
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Tutto ciò che riguarda la storia della monarchia francese prima, durante e dopo la Rivoluzione del 1789 è un argomento che ha sempre interessato il grande pubblico, non solo gli amati della storia. Lì, in quel periodo così tumultuoso, in cui si sono avvicendati giochi di potere e algide passioni, si può dire che si sono gettate le fondamenta per l’ordine sociale, i diritti e doveri del mondo di oggi. Proprio per questo, sia il cinema che la tv (ma anche la letteratura) non ha mai disdegnato di raccontare – con tutte le attenuanti del caso – la storia della Francia all’epoca della monarchia. Proprio per questo la serie di Versailles ha avuto un tale impatto nel mercato televisivo degli ultimi anni. È una co-produzione franco-canadese realizzata dal 2015 al 2018, ed è stata acquistata da Netflix per la distribuzione a livello globale. Quindi Italia compresa. Di Versailles sono tre le stagioni prodotte per una vicenda che copre un periodo di grande valenza del regno di Luigi XIV.

Purtroppo, al momento, in streaming sono disponibili solo i 10 episodi che compongono la terza e ultima stagione della serie. Nonostante ciò, sono sufficienti per comprendere la gittata di un fenomeno che si è espanso a macchia d’olio sui fili del web. Versailles non è di certo la prima (e non sarà neanche l’ultima) produzione televisiva che ricorda un importante periodo storico, ma di sicuro è stata una delle poche che ha osato di più nel raccontare con un linguaggio giovane e spregiudicato il regno del Re Sole. Affondando le mani nella storia francese è uscito fuori un ritratto per nulla perbenista della nobiltà dell’epoca. E, nonostante le sbavature, piace proprio per questo motivo.

Un giovane sovrano e la sua reggia

La vicenda prende forma nel 1667. Un giovane Re Luigi, di appena 28 anni, vuole tornare a imporre il suo volere (e potere) sui nobili dopo che tutta la città di Parigi è stata scossa dalla Fronda, un movimento di rivolta e opposizione del Parlamento di Parigi che è scoppiato contro il cardinale Mazzarino e, conseguentemente, contro la regina Anna d'Austria, reggente in nome del figlio Luigi XIV. Anni dopo sono ancora tante le ripercussioni e il Re, attanagliato dai cospiratori e da una nobiltà che ha perso interesse nei riguardi della Corona, cerca un espediente per ricompattare il suo potere e tutti i nobili. Da qui l’idea di lasciare Parigi e di costruire, fuori la città, una reggia sontuosa in cui poter vivere lontano dalla politica e dal malcontento del popolo. La scelta cade su Versailles. All’inizio era solo un capanno nel bosco e residenza di caccia del padre di Luigi che ora il giovane Re trasforma in una reggia, così da ospitare tutti i nobili a lui fedeli. Un’idea che non viene accolta positivamente da tutti, ma pian piano, l’idea di Luigi si rivela vincente. E mentre a corte si tessono inganni, giochi di potere e sfrenate storie d’amore cariche di passioni, i dissidenti della corona cercano in ogni modo di fermare lo strapotere del Re Sole.

Le critiche per la poca attendibilità storica

Di sicuro è una serie a tema storico diversa dalle altre. Più vicina a una soap-opera elitaria con attori e attrici belli (e bravi), Versailles non vuole essere una ricostruzione di una pagina della grande storia francese nota a tutti, vuole essere anche e soprattutto il ritratto umano di un sovrano che non riesce più a imporre il suo volere e che cerca – ingannando e seducendo – di ripristinare l’ordine delle cose. Nel mezzo, ci sono passioni che nascono e si appassiscono, giochi di potere, inganni, omicidi e rovesci di fortuna. Sì, Versailles è una serie storica ma di storia ha ben poco. Anzi, i fatti realmente accaduti restano sullo sfondo, preferendo raccontare cosa succede all’interno della corte, spingendo il piede su scene forti, piccanti (anche troppo) e con dialoghi molto moderni. Come a voler proporre un’immagine della nobiltà antica ma al tempo stesso moderna e fuori dagli schemi. Eppure non sono mancate le critiche. I più attenti, infatti, hanno notato come i fatti realmente accaduti non si mescolano bene con la narrazione e, a volte, sono anche inventati. Ad esempio, a criticare lo show è stato Mathieu da Vinha, il direttore Scientifico del Centro di Ricerca di Versailles che ha affermato: "Questo non è un romanzo storico. Gli scrittori hanno giocato con la cronologia e con i fatti. – ha rivelato in un’intervista - Questo è solo un puro intrattenimento. Spero che la gente si renderà conto che non è stata la realtà, e darà loro la voglia di sapere di più su Luigi XIV".

Abiti sontuosi per un racconto smaccatamente pop

La serie convince proprio per questo dettaglio, seppur è stata criticata proprio per il suo focus così melodrammatico e "poco" storico. Versailles è sì un’abile ricostruzione di un periodo tumultuoso e splendido per la Francia, ma, più che altro, è una serie che non vuole occhieggiare solo a chi piace la Storia. Con una vicenda così intrigante e seducente e curata nei dettagli – dagli abiti fino allo stile di vita del 1600 -, lo show vuole mettere le mani anche su un target più giovane per cercare di ampliare ancora di più il bacino di utenti. E lo fa, per l’appunto, raccontando la gioventù del Re Sole che, a ventotto anni, è un sovrano inquieto, irascibile, consapevole del peso che porta sulla testa e sulle spalle, e conscio di voler a tutti i costi lasciare un’impronta nella storia. Sono tanti i problemi che si trova ad affrontare a causa delle sue scelte poco popolari. C’è un salto solo nella terza stagione – l’ultima – in cui il sovrano verso la fine capisce di dover scendere a patti con se stesso per di salvaguardare il regno e la sua popolarità.

Perché vedere Versailles

Dicevamo, è una serie giovane travestita da dramma storico. Convince per quella cura nei dettagli e per una regia patinata, e piace perché ha un racconto avvincente che si arricchisce di colpi di scena ogni episodio che passa. E, oltretutto, convince l’idea di conoscere un sovrano che cede alle passioni, alla libido, che teme il giudizio dei nobili e che ha paura di commettere un errore.

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Ma chi era il Re Sole?

È stato un membro della casata dei Borbone nonché il 64esimo re di Francia. Ha regnato per 72 anni e 110 giorni, fin dal 14 maggio 1643 quando aveva meno di cinque anni e fino alla morte nel 1715, quando ne aveva quasi 77. La concezione di governo che lo ispirava è perfettamente sintetizzata nella celebre frase: L'État, c'est moi! ("Lo Stato sono io!"). Un sovrano molto controverso, egoista ma rispettoso della religione. Nel suo lungo regno – per nulla facile – la sua vita è stata costellata da lutti e guerre civili. Lui stesso ha deciso di chiamarsi Re Sole perché decise come suo simbolo personale il sole, in quanto è "la stella che dona vita a tutto". Inoltre questo emblema rappresentava il simbolo dell'ordine e della regolarità. Si ritiene che Luigi fosse un uomo bellissimo. Viene descritto come affascinante, con gli occhi azzurri e di bellissima corporatura. Era un appassionato di danza e, come quasi tutti i suoi antenati, anche di caccia e di lunghe passeggiate a cavallo.

Soprattutto nella sua giovinezza, Luigi XIV era robusto e insensibile alla fatica, e non si lamentava né del caldo né del freddo, né della pioggia né della grandine, un uomo di grande resistenza fisica e morale.

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