La visione, anzi la televisione, dei campionati inglese, spagnolo e tedesco, dovrebbe essere severamente vietata ai tifosi italiani. E, invece, imposta, per obbligo quotidiano, ai professionisti nostrani del settore, calciatori, allenatori e dirigenti. La Juventus è in testa alla serie A dopo quattro giornate avendo realizzato 7 gol. I campioni d'Italia del Milan sono fermi a 5, i campioni del mondo dell'Inter sono a 7. Il Barcellona, dopo cinque partite di liga, ha segnato 22 reti (il Real Madrid 16). In Inghilterra il Manchester United, dopo sei turni, ha 22 gol all'attivo, il Manchester City 19, il Chelsea 12. In Germania, dopo sette partite, il Bayern ha segnato 21 gol. Il paragone crea imbarazzo, lo studio approfondito evidenzia una crisi che si sta prolungando nel tempo.
Prima obiezione: le difese dei campionati di cui sopra sono allegre,la tattica è un optional, facile dunque abbondare, i risultati sono fasulli. Controreplica:i numeri alti riguardano soltanto le squadre migliori, gli attacchi che contano protagonisti veri, fenomeni di salario e di rendimento, Messi(anni 24), Cristiano Ronaldo (26), Rooney (26), Aguero (23), Gomez (26). Le altre e gli altri sono in linea con la modestia italiana riscattata dalle prestazioni di personaggi che non sono certo delle promesse: Totti (35), Pirlo (32), Di Natale (34), Ibrahimovic (30).
Accade poi che in Champions le nostre squadre riescano a fare il colpo della vita contro i suddetti fenomeni (Napoli a Manchester e, in parte, Milan a Barcellona). Ma la forbice tecnica tra il nostro campionato e quello dei migliori tornei europei si è aperta sensibilmente. La prevalenza del muscolo sul fosforo ha portato il calcio italiano a una inversione storica, a un prodotto noioso.
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