da Roma
La comunità cattolica cinese ha sofferto una prima persecuzione negli anni 50, con lespulsione dei vescovi e dei missionari stranieri, limprigionamento di quasi tutti gli ecclesiastici e dei responsabili dei vari movimenti di laici, la chiusura delle chiese e lisolamento dei fedeli. Risale alla fine degli anni 50 la creazione degli organismi statali quali lUfficio per gli Affari Religiosi e lAssociazione Patriottica dei Cattolici Cinesi, con lo scopo di guidare e «controllare» ogni attività religiosa. Nel 1958 avvennero le prime due ordinazioni episcopali senza il mandato papale.
Nel decennio 1966-1976, la «rivoluzione culturale» coinvolse violentemente la comunità cattolica, colpendo anche quei vescovi, sacerdoti e fedeli laici che si erano dimostrati più disponibili verso le autorità governative. Negli anni 80, con le aperture di Deng Xiaoping, ha avuto inizio un periodo di tolleranza religiosa con qualche possibilità di movimento e di dialogo, che ha permesso la riapertura di chiese, seminari e case religiose, e una certa ripresa della vita comunitaria. Ancora una volta, il sangue dei martiri era stato seme di nuovi cristiani: la fede era rimasta viva nelle comunità. Il nuovo clima non mancherà, però, di suscitare diverse reazioni allinterno della comunità cattolica. Alcuni vescovi, non «volendo sottostare a un indebito controllo» da parte dello Stato, hanno dato vita a comunità clandestine e si sono fatti consacrare di nascosto per garantire la trasmissione della fede e dei sacramenti. Il Papa nella lettera spiega che la clandestinità «non rientra nella normalità della vita della Chiesa» e auspica quindi che questi vescovi siano riconosciuti.
Un dato significativo è quello dei numeri: i cattolici nel 1948 erano più di tre milioni. Oggi sono stimati tra gli otto e i dodici milioni.
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