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La Siae vuole arricchirsi sulla beneficenza

La Siae vuole arricchirsi sulla beneficenza

(...) contro abusi, reati ed illeciti di altra natura. È accaduto anche l’altra sera in una frazione di Porto Venere dove un gruppo di artisti aveva organizzato una serata di musica e poesia, con testi e brani di loro produzione, per raccogliere fondi da destinare alle due scuole.
Avevano persino trovato il supporto di un esercente locale che gratuitamente aveva offerto il suo locale e messo a disposizione anche qualcosa per un brindisi finale, tutto gratis, senza biglietti, senza ingressi o senza consumazioni a pagamento, c’era solo la libera iniziativa per chi volesse lasciare un’offerta che la locale Pubblica Assistenza avrebbe poi utilizzato i fondi per comprare matite e quaderni. Un bel gesto che avrebbe portato ad un buon risultato, se non ci fosse stato un solerte impiegato della Siae che, tra mille e più locali in cui ogni sera si fa musica e altro, ha pensato bene di andare a mettere un balzello, peraltro non dovuto secondo gli organizzatori, sulla solidarietà.
Non un caso isolato, ma un intervento che rientra in un «pattugliamento» organizzato proprio per monitorare simili iniziative.
«Doveva essere un qualcosa di bello per i bimbi delle Cinque Terre, ma ci hanno fermato come se fossimo dei criminali - racconta il velista e poeta Giorgio Vacchetti che non è nuovo a impegni solidaristici - eppure era una serata, come tante, con un recital di musica, poesie e racconti per attivare la raccolta fondi. Ma la serata non si è potuta realizzare. Poco prima dell’inizio si è presentato un signore che si è qualificato come un rappresentante della Siae, ad esigere un tributo inesigibile. Non si è neppure qualificato con nome e cognome, ma ha agito con la pressione che un funzionario può ben esercitare su un commerciante. Va detto che i testi dello spettacolo “La luna nel container” sono da me scritti e altrettanto lo sono le musiche composte dal maestro Paolo Vannini, pertanto non si violano i diritti di altri autori e nessuna legge impone a chi scrive poesie o compone musica di depositare gli stessi alla Siae che tutela il diritto d’autore. Non vi erano biglietti, non si pagava nulla, era una serata di solidarietà in cui nessuno guadagnava nulla, anzi ci rimetteva, e le eventuali offerte sarebbero andate interamente ad un progetto concreto».
La serata, così come altre iniziative analoghe, era stata presentata pubblicamente sulla stampa locale e questo ha attirato i «controllori», molto attenti a seguire l’evolversi di simili iniziative come si stessero seguendo le tracce di diabolici truffatori dello Stato o di qualche casta di privilegiati.
Inutile spiegare che le poesie, la musica e persino l’aria respirata non avevano proprietà da tutelare e che erano un dono spontaneo così come quello che i tanti presenti avrebbero potuto fare a favore dei bimbi delle Cinque Terre.
Alla fine la serata di solidarietà non c’è stata e sotto la spada di Damocle di queste ispezioni sono state annullate diverse altre iniziative. Forse il prossimo passo di questi solerti funzionari sarà quello di andare a fare ispezioni nei campi profughi, nelle tende da campo e nelle mense d’emergenza dove a volte, tra una spalata di fango e l’altra, si ascolta un po’ di musica o si vede qualche film in dvd.
Intanto le matite ed i quaderni non sono stati comprati e non sono stati raccolti i fondi necessari alla scuola.

Magari chi è tanto solerte da dare la caccia ai presenti «criminali» della solidarietà dovrebbe avere altrettanto coraggio per andare a spiegare ai bimbi, ed alle mamme, di Vernazza e Monterosso perché oggi non sono arrivati gli aiuti previsti ed attendere la loro spontanea e poco burocratica risposta.

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