Sigur Rós, ghiaccio bollente del rock

Lassù ai confini artici d'Europa, la piccola Islanda ha raggiunto il top in tutte le categorie del Guinness dei primati. Considerato (da uno studio delle Nazione Unite) il Paese dove si vive meglio, ospita il popolo più felice del mondo (lo dice la London School of Economics). Meglio di così… Da una mini-nazione come questa non ti aspetteresti grandi cose, e invece, limitandoci solo alla musica, si scopre che uno dei gruppi rock attualmente ai vertici batte bandiera islandese: i Sigur Rós. Il quartetto suonerà domani, ore 21.30, all'Arena Civica in uno degli show più attesi del «Milano Jazzin' Festival». La vera forza dei Sigur Rós e non lo scopriamo oggi - sta nel dispensare a piene mani emozioni «a caldo» e atmosfere eteree e fuori dal mondo facendo coesistere, con grande sensibilità mista a perizia artigianale, solennità sinfoniche, grandeur rock, falsetti celestiali, ditorsioni chitarristiche, melodie evocative al pianoforte e momenti più mistici, sospesi tra elettronica e ambient. Il loro sound, un unicum nella scena contemporanea, passa dalla quiete al caos, in un sapiente gioco dinamico che evoca il pieno e il vuoto, la totalità e il silenzio.

Un gioco che punta all'essenza della musica (e in questo aiutano gli arrangiamenti spesso prodighi di archi, fiati e tastiere), senza interferenze di significato. Con buona pace del testo, sia esso cantato in islandese o in inglese, come succede per la prima volta in un brano di «Með suð í eyrum við spilum endalaust», il loro quinto album: quello della svolta.

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