Innalzata agli albori dell'VIII secolo sui resti di un tempio romano dedicato a Giove, la Grande Moschea è un eden mosaicato con tre minareti a fare da scolta al «racconto» su piastrelle verdi e blu dell'antica oasi di Ghutah che cingeva Damasco, forse la più antica città del mondo, sicuramente una delle più incantevoli.
Per i suoi bazar di spezie, tappeti, i profumi di rose e tamarindo, i suoi cantastorie, le moschee mescolate alle chiese, i canti dei muezzin ai rintocchi delle campane.
Il portico oltre la porta occidentale Bab al barid, le pareti ottagonali della cupola del tesoro, la facciata della sala di preghiera sono una meraviglia di colori, resi lucenti dalla luce porpora del tramonto, quando il muezzin appunto chiama alla preghiera. Si resta incantati anche dai preziosi tesori custoditi nel Museo Nazionale (Al Jamiaa Street; tel. 00963.11.2228566), soprattutto dalla tavola di Ugarit considerata il primo alfabeto conosciuto al mondo, e dalle ceramiche dell'era pre-islamica.
All'ora del pranzo, si sceglie una antica casa damascena riportata da pochi anni al suo antico splendore quale Al Khawali in via Recta (tel. 00963.11.22.25.808): come vicini di tavolo, mentre si mangia agnello al limone, si potrebbero avere niente meno che il presidente siriano Bashir e la moglie Asma che - secondi voci incontrollate di palazzo - andrebbe invece pazza per la mankusha, una pizza dallo strato molto sottile che contiene formaggio, pasta di olive, timo.
Al ristorante Elissar (Sharia ad-Dawamneh, tel. 00963.11.54.24.300) nel quartiere cristiano, invece, sono sublimi le mezze ovvero gli antipasti a base di hummus e taboulé, mentre colpisce lo scenario in cui si pranza alla Shami house nel quartiere ebraico della città: fontane coi giochi di acqua, alberi da frutta secolari. Al quartiere cristiano si accede attraverso la Via Recta, l'antico decumano romano che San Paolo percorse entrando a Damasco: le chiese di S. Anania e S. Paolo sorgono tra botteghe di antiquari e chioschi di shwarma, la carne cotta sullo spiedo avvolta in sfoglie di pane al sapore di yogurt. Per lo shopping di prodotti artigianali si va invece a Palazzo Azem, ove è ospitato il Museo delle arti e tradizioni popolari, nel suk vicino alla moschea Tekkiye Suleymaniye dove Ahmad Jaqmiri da decenni confeziona cinture e borse. Per acquistare souvenir in pelle e ossa di cammello, spezie, frutta secca, il bazar più amato nella Città Vecchia è il Souk El Hamidiyeh, ove ancora oggi si infilano le mani dentro cesti colmi di petali di rosa e il profumo di tamarindo è così forte da stordire.
Un break nella piscina del Talisman, l'albergo più charmant di Damasco ritempra le membra e lo spirito. Pur sorgendo nella zona più depressa della capitale siriana, ovvero l'antico quartiere ebraico di Al Jdeida abbandonato dopo la fuga dei ricchi commercianti ebraici in America, è un autentico gioiello: le stanze di questo antico palazzo, i suoi cortili decorati e profumati dalla flagranza degli agrumi, i mobili in legno decorati turbano i sensi. Un po' come quando si entra in uno dei tantissimi bagni turchi che ci sono in ogni quartiere di Damasco. A cominciare dall'Hammam Al Nasri (Al Nassiri Street, Hammam Al Nasri, tel. 00963. 11.5436126), risalente al XIV secolo: un bagno, appunto, nel caldo vapore seguito da un massaggio tonificante e da un altrettanto rilassante momento di relax da trascorrere nella tea lounge sorseggiando un the alla menta.
Questa atmosfera fiabesca si respira anche sul far della sera allo storico Caffè Al Nawfara (Sharia al-Qaimariyya, tel.00963.11.47.29.00), dove Abu Shady, uno degli ultimi cantastorie siriani, fez e babbucce, declama brandendo uno scudiscio i suoi racconti tra i profumi di narghilè e partite di tawla, una sorta di backgamon.
Informazioni. Il tour operator Drive Out (www.driveout.it, t. 02.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.