«Solo rischi per gli utenti dalle nozze fra Iride e Enia»

«Questo matrimonio non s’ha da fare».
Guardi, Alberto Gagliardi, che l’ha già detto qualcun altro. Noi, però, volevamo chiederle di Iride e Enia.
«Appunto. Proprio di questo sto parlando - replica il consigliere comunale di Forza Italia -. L’integrazione, la fusione, la concentrazione, il matrimonio, chiamatelo come vi pare, fra le due società cosiddette multiutility non è conveniente. Soprattutto per gli utenti, che dovrebbero essere i veri beneficiari dell’operazione».
Le perplessità arrivano anche da Palazzo Tursi.
«Prendo atto con piacere che il sindaco Marta Vincenzi si dice molto prudente, a nome del Comune che è azionista di riferimento in Iride, terzo operatore nazionale nel settore dei servizi a rete, e società nata dalla fusione fra la genovese Amga (che si occupa di acqua, ma anche di depuratori e fognature) e la torinese Aem».
Meglio fermarsi con le velleità espansionistiche?
«Un ulteriore sviluppo tramite l’integrazione di Iride con Enia, a sua volta multiutility del settore servizi pubblici nelle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, non mi pare che corrisponda agli obiettivi di miglioramento dell’offerta all’utenza. Anzi, rischia di scaricarsi sulle spalle del contribuente. Bisogna vedere, comunque, cosa vorrà fare il Pd a livello nazionale, e che grado di autonomia concederà alla Vincenzi».
Tutto nasce dalle privatizzazioni fasulle.
«Quelle dell’era-sindaco Pericu. Io le chiamo spaizzazioni, le trasformazioni in Spa delle ex municipalizzate e oltre. Oggi i nodi vengono al pettine, e si capisce che sono state operazioni sbagliate.

Però sono servite a sottrarre le varie società al controllo del consiglio comunale!».
Meno finanza, dunque, Gagliardi, e più servizi.
«Lasciamo stare la finanza creativa, e cerchiamo di migliorare la qualità dell’offerta. C’è sempre tempo per allargarsi, ora sarebbe un fatto incomprensibile».

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