Immagini la fila di operai in attesa di timbrare il cartellino. Le chiacchiere alle prime ore del mattino. Il rumore assordante dei macchinari. Il via vai di auto e mezzi carichi di vernici da esportare in tutto il mondo. Immagini così la Nymko, quando arrivi nel piazzale di ingresso in fondo a via Comasina. Adesso ad aspettarti, proprio davanti al cancello di ingresso della grande fabbrica, c’è solo una prostituta sudamericana con i capelli tinti di rosso. È seduta su una sedia arrugginita con una bottiglia di birra in mano, e aspetta i suoi clienti. Ti avvicini e l’unico rumore che senti è quello delle macchine che viaggiano verso Cormano. «Qui non c’è più nessuno da 12 anni - racconta -, nella fabbrica ci vivono strane persone». Le strane persone altro non sono che disperanti, vagabondi, tossicodipendenti e rom. Che nei capannoni fatiscenti e mai messi in sicurezza, dopo il trasferimento dello stabilimento nel Varesotto, trovano rifugio durante la notte. I cancelli della fabbrica sono chiusi con pesanti lucchetti, ma basta scendere sotto uno dei cavalcavia della statale per scoprire il varco. Un’inferriata nera, completamente nascosta dalla vegetazione, in un punto è divelta. Di qui ogni notte entrano gli «inquilini» dello stabilimento. Incuranti delle strutture pericolanti e dei residui tossici parzialmente coperti con teli bianchi e adesivi che ammoniscono: «Pericolo amianto». La ex Nymko - specializzata nella produzione di vernici, solventi e coloranti - è l’ultima frontiera di chi cerca un tetto di fortuna. Il Comune procede con il suo piano di sgomberi, e loro si ritagliano altri spazi dove stendere coperte e materassi. Come in una partita a scacchi, occupano tutte le caselle lasciate al degrado e all’abbandono. Qualunque area va bene, lo scheletro di un parcheggio mai terminato come una vecchia cascina del Settecento. In Bovisa, proprio di fronte agli edifici del Politecnico, ci sono quattro piani a disposizione di spacciatori e tossicodipendenti. Siamo in via Durando. Quello che sarebbe dovuto essere un autosilo dedicato a studenti e residenti è ormai da circa dieci anni uno scheletro arrugginito. L’area - di proprietà privata - è chiusa da un cancello di lamiera coperto di graffiti. Ma l’ostacolo - un colabrodo - è facilmente aggirabile. Il palazzo non è mai stato terminato ed è circondato da una fitta vegetazione, dove topi grossi come gatti vivono indisturbati. Quello che sarebbe dovuto essere il piano interrato è una discarica a cielo aperto, mentre a pianterreno è steso un materasso. Tre ragazzi magrebini fumano indisturbati: «Viviamo qui da qualche mese - spiegano - adesso ci siamo solo noi, ma di sera vengono altre persone». Un via vai continuo, come racconta un signore che abita in zona: «Vedo entrare e uscire facce poco raccomandabili. Abbiamo paura, soprattutto di sera. E molto spesso subiamo furti e rapine». È l’insofferenza di chi abita vicino ai rifugi di fortuna il comune denominatore. Che dalla Bovisa porta in via De Lemene, vicino al parco Montestella. Qui, fra i civici 51 e 55, sorge una delle più grandi casbah della città. Cinquanta appartamenti, 47 nuclei familiari, per un totale di circa 200 persone. Tutti clandestini: rom oppure nordafricani. Sono loro che hanno occupato una delle più antiche cascine di Milano, proprietà del Comune. Hanno divelto i sigilli e si sono impossessati della struttura. Entrare nel «fortino» è impresa quasi impossibile. Una zingara slava è pronta a cacciarti via a colpi di pietre, gridando «Tornate a casa vostra». L’interno è lasciato al degrado più assoluto, fra muri scrostati, fili elettrici scoperti, finestre tenute in piedi con il nastro adesivo e un odore insopportabile di rifiuti. Il cortile è disseminato di elettrodomestici arrugginiti, pezzi di motorini e biciclette, rifiuti di ogni tipo. Mentre all’interno delle case - tutte rigorosamente con la porta aperta - decine di donne e bambini vivono stipati nella più assoluta promiscuità. Il fortino è tristemente famoso in zona per spaccio, ricettazione e racket.
«Ogni sera vediamo la fila dei tossicodipendenti che bussano al portone - conferma il gestore di una cooperativa internazionale che ha sede proprio di fronte al civico 55 -. Là dentro si smercia soprattutto cocaina. Poi vendono merce rubata di ogni tipo. E, come se non bastasse, lucrano sugli appartamenti. Se qualcuno va via estorce dai 3 ai 4mila euro al futuro occupante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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