La spesa sanitaria

La sanità che importanza ha nei Paesi occidentali? La spesa sanitaria, negli ultimi quindici anni, nella maggior parte dei paesi Ocse (Organizzazione cooperazione per lo sviluppo economico) ha registrato un forte aumento, non solo in termini nominali, ma anche in rapporto al Pil, in conseguenza di fattori quali l'invecchiamento della popolazione, lo sviluppo delle tecnologie, l'incremento delle aspettative da parte dei cittadini. In Italia si cerca di contenere la spesa sanitaria non tanto per l'entità della stessa, quanto per la situazione complessiva della finanza pubblica. Analizziamo la dimensione della spesa sanitaria di alcuni altri Paesi. Nel 2006 i valori di spesa più elevati in rapporto al Pil riguardavano Stati Uniti (15,3%), Svizzera (11,3%), Francia (11,0%) e Germania (10,6%); quelli più bassi Polonia (6,2%), Corea (6,4%) e Messico (6,6%). In Italia, la spesa 2006 era perfettamente allineata alla media Ocse in rapporto al Pil e leggermente inferiore in termini pro-capite: dal 2002 al 2007, la percentuale di risorse dedicate alla sanità è passata in Italia dall'8,3% all'8,7% del Pil con un incremento del 4,82%.
Anche negli altri Paesi dell'Ocse si è assistito a un aumento della percentuale del Pil dedicata alla salute con un incremento medio del 6,21%. Sono poche le nazioni che hanno fatto registrare, dal 2002 al 2007, una riduzione della spesa sanitaria in termini relativi rispetto al Pil, tra queste Svizzera, Norvegia, Svezia, Islanda, Ungheria, Germania e Repubblica Ceca. Analizzando i Paesi dell'Unione europea a quindici (Eu15) ci accorgiamo che ben otto hanno investito, nel 2007, in sanità una percentuale del Pil superiore rispetto all'Italia, con il nostro Paese che si è mantenuto addirittura sotto la media degli Stati Ocse. Dai dati disponibili al 2007 risulta che Spagna, Finlandia, Irlanda e Regno Unito hanno, invece, riservato alla sanità una quota inferiore di risorse rispetto all'Italia sempre in riferimento al Pil.
Tra non molti anni i bilanci dei singoli Stati non riusciranno a far fronte alla crescente domanda sul tema salute. Per questo in tutti i Paesi, Stati Uniti in testa, la preoccupazione è elevata. Per modificare il trend è necessario far crescere gli investimenti per il controllo dei fattori di rischio e aumentare la prevenzione primaria, dedicando maggiori risorse all'assistenza territoriale.
Si deve inoltre investire in innovazioni organizzative volte a sviluppare nuovi modelli assistenziali.
La spesa sanitaria è prevalentemente finanziata da risorse pubbliche: nei paesi Ocse è mediamente pari al 73%. I sistemi a Servizio sanitario nazionale, in particolare, si posizionano generalmente al di sopra della media Ocse (Norvegia 83,6%, Danimarca 84,1%, Regno Unito 87,3%), a eccezione però dei Paesi dell'Europa mediterranea come Spagna (71,2%), Portogallo (70,6%) e soprattutto Grecia (61,6%). In quest'ambito rientra anche l'Italia, che con il 77,2% si colloca in una posizione intermedia. I Paesi con sistemi ad assicurazione sociale obbligatoria, invece, fanno in genere registrare una quota di spesa pubblica vicina alla media Ocse (Canada 70,4%, Austria 76,2%, Germania 76,9%). È però significativo che anche nei sistemi sanitari classificabili come privatistici (Stati Uniti) la quota pubblica sia comunque molto elevata (48,8%).

Il massiccio concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria spiega la forte preoccupazione dei policy maker circa la sostenibilità della spesa stessa, soprattutto in Paesi che, come il nostro, si caratterizzano per un debito pubblico già molto consistente.

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