Cultura e Spettacoli

"A 76 anni suono col cuore e non sento mai la fatica"

Uno dei più grandi batteristi fusion della storia si racconta: "Il jazz è la mia origine, è meraviglioso"

"A 76 anni suono col cuore e non sento mai la fatica"

Avere 76 anni suonati e suonare con vigoria e prepotenza la batteria per due spettacoli a sera non è da tutti, ma per Billy Cobham è un piacere come ha dimostrato con la sua band per tre sere consecutive al Blue Note di Milano infiammando con le sue rullate e i suoi ritmi un pubblico voglioso di buona musica dopo la lunga «chiusura» dei club. «Io credo ancora - dice il batterista nato a Panama - che la musica possa aiutare la gente ad affrontare i problemi e a vivere più intensamente, per questo ho sofferto molto durante il lockdown».

Non si stanca a suonare così intensamente?

«Ci metto l'anima e quando suono sono in un'altra dimensione, le emozioni mi ripagano di ogni fatica».

Quali sono le sue radici musicali?

«Vengo da Panama e poi sono andato negli Usa, ho il ritmo nel sangue, non solo i ritmi afroamericani ma anche quelli cubani e sudamericani con la loro musicalità».

Lei è più noto tra gli appassionati di fusion che tra quelli del jazz...

«Sì, la fusion è figlia del jazz ma il jazz è il mio punto di riferimento da quando cominciai a suonare con Horace Silver».

Il suo Spectrum è il disco più venduto nella storia della fusion.

«Già, quando lo incisi non me lo sarei mai aspettato, ma credo che negli anni Settanta abbia rappresentato qualcosa di nuovo dal punto di vista dell'uso dei ritmi e dei colori. Invece il disco più venduto nella storia del jazz è Kind of Blue di Miles Davis».

Quando è nata la fusion?

«Con l'album E.S.P. di Miles»

Lei ha lavorato con Miles in Bitches Brew, cosa ricorda di quel periodo?

«Un periodo di estrema fertilità creativa. Miles era un pazzo nel senso buono del termine, sempre in cerca di nuovi suoni e nuove strade da percorrere».

Lei ha fatto parte anche della Mahavishnu con John McLaughlin.

«Altro periodo da ricordare, grandi session e grande libertà creativa che mi ha insegnato molto culturalmente e socialmente».

McLaughlin poco tempo fa ci disse che la maggior parte della fusion è hamburger music.

«Tanti ne hanno approfittato a livello commerciale, ma i grandi artisti - da Herbie Hancock ai Weather Report - l'hanno resa una grande corrente musicale del ventesimo secolo al pari delle altre».

Chi sono i suoi batteristi preferiti?

«Ciascun batterista jazz ha qualcosa da insegnare e i si diversifica da tutti gli altri, posso citare Philly Joe Jones, Roy Haynes, Buddy Rich, Max Roach, Art Blakey, tutti hanno esplosività, musicalità, swing ma ognuno in maniera diversa dall'altro».

Molti artisti oggi preferiscono chiamare il jazz Black American Music

«Sì è vero, soprattutto i giovani sono nati ascoltando musica con radici americane. Bianchi e neri si sono ritrovati ad ascoltare e a mescolare stili diversi come il jazz, il funk, il rap, l'hip hop. Non bisogna però mai dimenticare la matrice africana del jazz: i canti di lavoro, il blues e lo spiritual che sono alla base di tutto».

Le piace il jazz di oggi?

«È molto creativo, c'è tanto fermento e anche il pubblico sembra molto competente e appassionato. Ai miei concerti sento molto il calore dei fan».

Cosa pensa del rock?

«Grande musica che con la sua carica ha saputo prendersi tutta la scena. Il rock è popolare nel senso che piace a tutti. Molti sono prevenuti davanti al jazz, pensano che sia musica difficile invece parte dal cuore e a volte è divertente, dinamica, colorita. Io cerco sempre di unire ritmo e melodia nelle giuste dosi».

Il suo batterista rock preferito?

«Ce ne sono stati tanti che hanno dato un'impronta al rock. Certe band non sarebbero state quello che sono senza batteristi eccezionali, picchiatori ma ricchi di stile. A cavallo tra i vari generi però citerei il compianto Buddy Miles che suonò nella Band of Gypsies di Jimi Hendrix».

Nel 1969 lei suonava già fusion o jazz-rock.

«Mescolavo già le radici nel gruppo Dreams. Ci divertivamo da matti ma la nostra radice era il jazz».

Ha nuovi progetti?

«Sto portando in giro i brani di Tierra del Fuego, ma tra poco uscirà il mo nuovo album, si intitolerà Time Laps Photos».

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