Lamiere, rame, ferro. Che ti entrano, letteralmente, nelle viscere, nel corpo, nella mente. Sono quelli di Acciaio, il film diretto da Stefano Mordini e presentato nella sezione, parallela ma autonoma della 69esima Mostra, «Giornate degli autori-Venice Days». Tratto dall'omonimo romanzo Rizzoli di Silvia Avallone che ha anche collaborato alla sceneggiatura (ma qualche personaggio risente un po' troppo dei tagli della riduzione cinematografica), ambientato e girato a Piombino in provincia di Livorno, sede di uno storico stabilimento siderurgico fin dalla seconda metà del 1800, Acciaio racconta la forte amicizia di due ragazze, Anna e Francesca (interpretate dalle esordienti Matilde Giannini e Anna Bellezza), piccole ma già grandi, nell'estate di passaggio tra le medie e il liceo.
Ma il loro orizzonte non è infinito come quello del mare che sono abituate a guardare. Perché, semplicemente, non hanno prospettive. Così anche la sola idea di raggiungere le coste dell'isola d'Elba, un braccio di mare, diventa un miraggio, il sogno di una giovinezza. Il regista le dipinge, con evidente empatia, come se fossero fuori dal tempo, senza cellulari e senza televisione. Donne, e uomini, di oggi ma anche di ieri (ecco le immagini documentarie d'archivio della costruzione della fabbrica). In un'esistenza che finisce per prendere i contorni e i confini dell'acciaieria vicino a cui si nasce, si vive e si muore. Una parabola perfettamente condensata nel personaggio di Alessio, il fratello di Anna, un operaio innamorato di Elena (Vittoria Puccini) che ancora si ostina a credere in quel lavoro in fabbrica che ti dà pochi soldi e che può essere alienante ma che - sottolinea il regista - «ti fa andare a letto sporco di un sudore pulito».
A interpretare un personaggio dai comportamenti complessi (per la sorella e la madre - il padre va e viene - è un pilastro anche se per arrivare a fine mese ruba il rame e si perde in serate al night club tra prostitute e droga) troviamo uno dei migliori attori della sua generazione, Michele Riondino che ritroveremo domani nell'atteso Bella addormentata di Marco Bellocchio. Una scelta non del tutto casuale visto che l'attore del giovane Montalbano televisivo è nato trentatré anni fa a Taranto proprio nel quartiere Paolo VI a un passo da un'altra storica acciaieria nell'occhio del ciclone tra la magistratura intenzionata a chiudere gli impianti nocivi e la politica che temporeggia.
Così non possono sorprendere le sue accorate dichiarazioni quando dice che «l'unico modo per tener viva l'attenzione sul caso Ilva è rinunciare al voto».
PArm
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.