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Adams, lo storico che studiò ascesa e caduta delle civiltà

Adams, lo storico che studiò ascesa e caduta delle civiltà

Per lungo tempo la storiografia si è concentrata sull'elencazione di fatti. Si è tenuta lontana dalla domanda delle domande: esistono delle leggi della storia? Dei meccanismi, rintracciabili in modo quasi naturalistico, che mutatis mutandis consentono di comprendere l'ascesa e la caduta delle nazioni?

Un primo tentativo di risposta è stato dato da Montesquieu (1689-1755) a partire dal suo straordinario Considerazioni sulle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza. Il tema a metà tra storia e politologia ha avuto poi altri grandi indagatori, basti citare l'Oswald Spengler (1880-1936) de Il tramonto dell'Occidente o il politologo Samuel Huntington (1927-2008) de Lo Scontro delle civiltà. In Italia però non è mai stato tradotto uno degli studi più interessanti sul tema, vero caposaldo di questo tipo di analisi. Stiamo parlando de La legge della civiltà e della decadenza di Brooks Adams (1848-1927) che ora arriva per i tipi di Mimesis (a cura di Luca Gallesi, pagg. 354, euro 24).

Come spiega nella bella introduzione Ettore Adalberto Albertoni (grande storico delle dottrine politiche da poco scomparso) Brooks Adams nel 1895 con questo volume fu il primo a cercare di coniugare la lezione del darwinismo con lo sviluppo storico. Membro di una delle più influenti famiglie americane - tra gli antenati di Brooks ben due presidenti degli Stati uniti, John Adams e John Quincy Adams - lo studioso aveva respirato «a casa», sin dall'infanzia, il profondo rapporto sotterraneo tra società e politica. I suoi viaggi e studi europei di stampo positivista lo spinsero a cercarne le leggi. Il risultato fu un lavoro eccezionale per capacità di analisi, molto attento a cogliere il rapporto tra mercato e politica. E quasi profetico nel segnalare come la globalizzazione della ricchezza e del mercato porti con sé il rischio della debolezza decisionale degli Stati.

Il lavoro oggi, ovviamente, rivela di essere datato, ma resta monumentale e leggibilissimo. Stupefacente di quanto anticipi alcuni temi che poi saranno di Spengler. E per di più portando avanti un'analisi più fattuale e meno ideologica.

Nella biblioteca di chi ama la storia della storiografia non dovrebbe mancare.

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