Cultura e Spettacoli

Carolina e Antonietta le regine dei Lumi a cui la Rivoluzione diede scacco matto

Paolo Sciortino racconta il fallimento del sogno di due sorelle coronate

Carolina e Antonietta le  regine dei Lumi a cui la Rivoluzione diede scacco matto

Non è semplice raccontare l'epoca dei Lumi. Nel Settecento convissero altissime aspirazioni filosofiche, basti pensare al Per la pace perpetua (1795) di Immanuel Kant, e violenze tremende come quelle portate avanti dai giacobini francesi. Ci furono saggi tentativi di riforma calati dall'alto, come quelli promossi da Maria Teresa d'Austria, e ottuse resistenze ad ogni forma di cambiamento, in nome del privilegio che favorirono violenti sommovimenti dal basso come quello dei sanculotti in Francia. Queste crisi e lisi, i cui echi arrivano sino al presente, sono l'anima del romanzo appena pubblicato da Paolo Sciortino e intitolato Regine. Carolina e Antonietta (Piemme, pagg. 212, euro 17,50).

Sciortino, giornalista con la passione della Storia, racconta alcuni dei punti di svolta più importanti del grande fermento che portò prima al riformismo illuminato, poi alla Rivoluzione francese e alle spietate guerre di Bonaparte, attraverso gli occhi di una sovrana importante, ma che spesso nei libri di storia è citata solo di striscio: Maria Carolina d'Asburgo (1752-1814).

Attraverso una narrazione, per lunghi tratti epistolare, si segue il percorso di questa donna che era stata allevata per governare. Sin da quando era piccola alla corte di Schönbrunn la madre Maria Teresa e il fratello maggiore Leopoldo avevano curato la sua formazione culturale e politica. Se la piccola Maria Antonietta, che venne data in sposa al Delfino di Francia, era spontanea e solare, Carolina era una vera testa pensante, una regina fatta e finita. E così si comportò giungendo nel regno di Napoli, come consorte del molto più zotico ed incolto Ferdinando di Borbone. Riuscì a fornire al marito un minimo di creanza, lo liberò dalla dipendenza dal segretario di Stato Bernardo Tanucci (1698-1783), iniziò nel Regno una serie di riforme in stile viennese. Nel frattempo mantenne, questa è Storia, un fittissimo carteggio con la sorella alla corte di Francia. Ma il sogno di un cambiamento guidato, all'epoca condiviso da molti circoli di intellettuali, si scontrò con la dura realtà. E a Maria Antonietta costò la testa.

Tutto questo nel romanzo è raccontato da Carolina che nel susseguirsi delle pagine, velate dall'amarezza di chi ha sognato il bene e deve spesso convivere con il male, ripercorre una vita piena di incontri eccezionali: Mozart, Farinelli, Eleonora de Fonseca Pimentel... Alla fine il bilancio esistenziale di questa Regina, che voleva cambiare il mondo e che vedrà morire la sorella sulla ghigliottina, è a perdere: «Chiedo scusa, io volevo stare dalla parte giusta delle cose». Un conto è la filosofia, un conto la pratica del potere. Che logora gli uomini e le donne.

Un logorio che Sciortino racconta in modo toccante e profondo.

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