Ecco la mostra che fa rivivere il sogno proustiano di Visconti

«Alla ricerca del tempo perduto. Visconti-Proust» è la mostra-installazione che, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, dà corpo alla più mitizzata e rimpianta delle «pellicole mai nate». Quel Alla ricerca del tempo perduto che, nel '71, Luchino Visconti avrebbe dovuto girare e che restò un fastoso sogno interrotto. «È la prima volta che si tenta di dar vita a un film che non c'è attraverso ciò che resta dei materiali originali», spiega il curatore Quirino Conti. «Ed è la prima volta che mostriamo in pubblico la sceneggiatura originale, scritta in francese da mia madre Suso - dice Caterina D'Amico - con aggiunte, correzioni, tagli autografi di Visconti».

I volti del cast stellare immaginato dal regista - Silvana Mangano, sarebbe stata Oriane de Guermantes, Helmut Berger avrebbe interpretato Morel, Chalotte Rampling la bellissima Albertine - sono accostati a quelli delle persone reali che li ispirarono. Quindi le foto di Alain Delon (il protagonista Marcel) contrapposto a Dustin Hoffman, preferito dai finanziatori americani; e quelle di Marlon Brando, che Visconti voleva come barone Charlus, vicino a Laurence Olivier, indicato invece dalla produzione. Nonchè Brigitte Bardot. «Pur di esserci si sarebbe accontentata di un'apparizione di trenta secondi, nei panni di un'Odette invecchiata», racconta D'Amico. Per non parlare della presenza più folgorante: la sessantaseienne Greta Garbo come regina di Napoli avrebbe potuto fare la sua clamorosa rentrée cinematografica. In mostra ci sono poi le foto dei sopralluoghi nelle località originali della vicenda: Combray, Cabourg, il castello di Ferriére. E il Grand Hotel dove Proust alloggiò, e la cui demolizione Visconti aveva fatto rinviare.

«Alcuni dicono che Visconti temesse, realizzando il più “viscontiano” dei suoi film, di non potersi più superare. In verità - dice D'Amico - non c'erano i soldi. La produttrice Nicole Stéphane chiese tempo a Luchino per raccogliere i tre miliardi e mezzo necessari; lui decise intanto di girare un “piccolo film”, per lanciare Berger. Il “piccolo film” era Ludwig . La Stéphane lo prese come un tradimento. Passò l'incarico a Joseph Losey come regista e a Harold Pinter come sceneggiatore. Poi Luchino ebbe un ictus. E il sogno s'infranse per sempre».

Quirino Conti ha un'altra spiegazione. «Visconti si accorse che non era possibile condensare un milione di parole e 200 personaggi in meno di quattro ore di spettacolo. L'impresa era affascinante, ma irrealizzabile».

PSco

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