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La Mezzaluna affamata di "mele" occidentali

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Tra il 1552 e il 1556 lo zar Ivan IV il Terribile conquistò i khanati tartari di Kazan e di Astrakhan, di fede musulmana. La vittoria «fu nell'immaginario russo la gloriosa vendetta che l'impero erede di Bisanzio infliggeva agli infedeli rei della profanazione di Costantinopoli». Così scrive lo storico Franco Cardini ne Il Sultano e lo Zar, due imperi a confronto (Salerno editrice, pagg. 276, euro 15).

Da allora le croci sulle cupole delle chiese russe ebbero alla loro base una mezzaluna, simbolo della vittoria del cristianesimo sull'islam. Mosca, infatti, si considerava la Terza Roma. Ma dagli ottomani non venne qualificata come «mela», diversamente da Vienna, capitale del Sacro Romano Impero (la «mela d'oro»), e da Roma, capitale dei papi e della cristianità (la «mela rossa»). Questa storia di pensare una città di importanza fondamentale come una mela da addentare è rimasta ancora oggi: New York infatti, The Big Apple, la Grande Mela, è considerata dai liberals come la «città delle città», la capitale del mondo occidentale. Ai turchi l'idea la diede l'enorme statua di Costantino il Grande che trovarono, conquistata Costantinopoli nel 1453, davanti alla basilica di Santa Sofia. La basilica divenne subito una moschea e la statua fu abbattuta. Il fatto è che la statua teneva in mano un globo ricoperto d'oro, la «mela», che non era altro che il simbolo dell'autorità imperiale fin dai tempi dei romani: l'imperatore reggeva lo scettro in una mano e il globo nell'altra. Quest'ultimo era sormontato dal simulacro di Nike, dea della vittoria, sostituita dalla croce quando l'impero divenne cristiano.

I turchi erano ossessionati dall'idea di impero universale (islamico) e cercarono di prendere la prima Mela, Roma, già nel 1480, ma ne furono impediti da una lega capeggiata dal re di Napoli: riuscirono solo a massacrare gli abitanti di Otranto. Con l'altra Mela, Vienna, provarono nel 1529, vanamente, poi nel 1683, e di nuovo furono messi in fuga. Dovettero accontentarsi della Mela di Costantinopoli, dove trovarono anche il simbolo che poi sarebbe diventato quello dell'intero islam, la mezzaluna. Costantinopoli, quand'era la pagana Bisanzio, era sotto la protezione di Artemide, dea vergine e patrona della fecondità, il cui simbolo era la falce di luna. Artemide fu sostituita dalla Madonna, vergine e madre, che nell'Apocalisse compariva con la luna sotto ai piedi. Artemide aveva il suo tempio principale a Efeso, una delle sette meraviglie del mondo antico. E proprio ad Efeso, nel concilio del 449, la Madonna era stata proclamata Theotokos, Madre di Dio. Qualche giorno prima della caduta di Costantinopoli c'era il plenilunio, ma nel cielo della città comparve solo una falce di luna, il che fu giudicato segno di sventura per i cristiani, ma di giubilo per i musulmani.

Ciò si sommava a un'altra profezia circolante in Costantinopoli da secoli: la città sarebbe caduta in potere dei barbari quando l'imperatore si sarebbe chiamato come il fondatore e sua madre si fosse chiamata Elena.

Costantino il Grande ebbe come madre Elena, ma anche Costantino XI, che cadde sugli spalti in quel triste 28 maggio 1453.

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