Il primo maggio, i riders e altre categorie rappresentanti i lavoratori precari sono scesi in strada a manifestare per chiedere al governo "Lega-M5S" condizioni di lavoro migliori. Perché i riders? Perché Luigi Di Maio aveva sottolineato, pochi giorni dopo il suo insediamento al governo, come i riders fossero simbolo di una generazione senza tutele né contratto equo. E proprio i riders in questi giorni stanno facendo discutere perché hanno rivelato che i vip non lasciano mai la mancia. E apriti cielo, è partita la rivolta. Da Fedez a Tony Effe, i vip si sono sentiti chiamati in causa e si sono giustificati.
Fedez risponde ai riders: "Le mance sono un retaggio americano"
In un video pubblicato tra le sue Instagram stories, Fedez era insorto contro la black-list pubblicata dall'agenzia di food-delivery "Deliverance Milano" il 25 aprile scorso. Fedez, quindi, era finito nella lista dei vip che rifiuterebbe di pagare le mance ai fattorini. A seguito della divulgazione della "lista di proscrizione" contenente i nomi dei vip tacciati di "tirchieria", il rapper aveva parlato ai follower di "infondatezza della notizia", “liste di proscrizione” e di “retaggio americano, non plus ultra del capitalismo”.
“Al di là della totale infondatezza della notizia, volevo dire una cosa. Parlano tutti di lotta di classe 2.0 e la cosa su cui stanno mettendo attenzione è sulle mance, che fanno parte di un retaggio americano, che è il non plus-ultra dello sfruttamento del capitalismo”- aveva dichiarato Fedez, spiegando che in America le mance sono una ''consuetudine'', in quanto i datori di lavoro hanno così la possibilità di pagare di meno i loro dipendenti. Il consorte dell'influencer Chiara Ferragni aveva contestato un modo di fare business poco “sindacalizzato” e con “poche tutele”. “La tua sopravvivenza di lavoratore non può essere garantita dal cliente perché rischi di fare una vita di m…”- aveva poi continuato il cantante.
“Le liste di proscrizione pubblica mi hanno sempre puzzato di fascio”, aveva infine sentenziato sempre Fedez, scagliandosi contro la stampa e i media, per aver divulgato una notizia a suo dire basata sull'infondatezza e la disinformazione.Segui già la nuova pagina di gossip de ilGiornale.it su Facebook?
“Anche se veniamo considerati lavoratori autonomi, in realtà le nostre ore di #lavoro e i nostri guadagni sono gestiti da un algoritmo, che è il nostro vero datore di lavoro”
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) 1 maggio 2019
Da #Roma il racconto di una mamma #rider
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