Giampiero Galeazzi è entrato nell'immaginario collettivo per telecronache, come quelle del canottaggio alle Olimpiadi di Seul 1988, ma si è anche dimostrato un uomo di televisione e spettacolo a tutto tondo, un vero personaggio a partire dalla classe con cui portava il soprannome «Bisteccone» che altri non sarebbero stati in grado di reggere o rendere simpatico. Così poliedrico che le sue comparsate fuori dalle telecronache sono troppe per poterle sintetizzare in queste righe. Giusto per sommi capi. Nel 1994 iniziò ad essere mattatore fisso a Domenica In, mentre conduceva 90° minuto. Mara Venier glielo aveva proposto quasi per gioco. Ma fu un immediato successo anche se ci fu chi visse male quel suo rendersi meno serio, il fatto che si mettesse a ballare, finanche a travestirsi. Ma lui tirò dritto. Nel 1996 Pippo Baudo lo volle al 46º Festival di Sanremo, un successo. Nello stesso anno fu la voce di Mr. Swackhammer, antagonista principale del film di animazione Space Jam. Un amore del pubblico emerso tutto quando, sul finire del 2018, già malato, è tornato a Domenica In come ospite, sulla sedia a rotelle. Un profluvio di lettere, mail, telefonate.
Esattamente come da ieri si susseguono le dichiarazioni dei tanti che sono stati stregati dalla sua professionalità e dal suo personaggio. A partire dall'attore e conduttore Nicola Savino che è diventato celebre anche grazie all'imitazione di Galeazzi. «Mi diceva Ahò! Tu me fai parlà romanesco ma io so' de Verbania... era molto competente e molto spiritoso: fu il primo, precedendo anche la Gialappa's, a capire che si poteva fare intrattenimento sullo sport e in particolare trattare un argomento come il calcio con leggerezza». E Pippo Baudo ricordando Sanremo: «Bucava lo schermo della tv ed entrava nelle case degli italiani. Era impossibile per un telespettatore cambiare canale mentre lui parlava». Per una affranta Mara Venier: «Bisteccone mio...
se ne va un pezzo importante della mia vita...».E Adriano Panatta: «Faceva le telecronache quando io ancora giocavo. Quando abbiamo iniziato a farle insieme forse erano meno tecniche e schematiche di quelle di oggi, sicuramente molto più umane, come lo era lui».
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